domenica 27 marzo 2011

SIAMO TUTTI MARZIANI?

Ancora una volta il Pianeta Rosso infiamma i dibattiti tra scienziati e ricercatori, e lo scontro diventa più stimolante quando la fonte della contesa è addirittura il famoso Massachusetts Institute of Technology.
Secondo le nuove teorie di alcuni scienziati del MIT, è possibile che tutta la vita sulla Terra sia discesa da organismi che ebbero origine proprio su Marte e che, a loro volta, arrivarono sul nostro pianeta trasportati da inconsapevoli meteoriti. Se tutto questo è veramente accaduto, uno strumento sviluppato dai ricercatori del MIT, in collaborazione con l’Università di Harvard, potrebbe fornirci ala prova definitiva.
Al fine di individuare i segni di una passata, o ancora oggi presente, vita su Marte, si sta infatti potenziando una specifica ricerca per particolari sequenze di molecole che sono quasi universali in tutte le forme di vita terrestre. Questa nuova strategia è il cuore di una nuova ricerca condotta Christopher Carr (scienziato presso il MIT), in collaborazione con Maria Zuber, capo del Dipartimento del MIT per quel che riguarda gli studi atmosferici terrestri e le Scienze Planetarie (EAPS), e Gary Ruvkun, un biologo molecolare del Massachusetts General Hospital.
Il nuovo strumento, ribattezzato Search for Extra-Terrestrial genoma (SETG), è stato presentato alla conferenza IEEE Aerospace, a Big Sky, Montana, proprio nel mese di Marzo 2011.
L'idea si basa su diversi fatti e osservazioni definite nel corso del tempo; in particolare dal presupposto che circa un miliardo di tonnellate di roccia si sarebbero nel tempo staccate dal suolo marziano per raggiungere in seguito la Terra, proprio su tali rocce sarebbero sopravvissuti i microbi marziani, superando lo shock iniziale dell’impatto con il nostro pianeta.
Non si tratta certo di una novità; molto spesso si è discusso e ipotizzato, pur senza prove, quanto tentano di stabilire gli scienziati del MIT; nonostante ciò questa notizia risulta particolarmente interessante per chi tenta di leggere oltre le righe.
In primo luogo la presentazione ufficiale di un progetto del MIT che intende studiare campioni di rocce marziane, prelevando microbi e tentando di stabilire come e quando arrivarono sulla Terra, conferma indirettamente che forme di vita sono realmente esistite sul Pianeta Rosso.
Non parliamo certo di civiltà più o meno evolute, parliamo di forme di vita e non si tratta certo di una notizia da poco.
In secondo luogo, forse non a caso una notizia del genere arriva subito dopo la pubblicazione del futuro progetto di colonizzazione del suolo marziano.
Anche se i ricercatori stimano che occorrono almeno altri due anni per avere un prototipo efficiente del dispositivo SETG, le sue implicazioni andrebbero ben oltre la sola ricerca di forme di vita.
Christopher McKay, un astrobiologo della NASA-Ames Research Center in California, proprio riferendosi al SETG, ha affermato: “…si tratta di un lavoro molto interessante e importante…anche se non risulta plausibile che la vita su Marte sia collegata alla vita sulla Terra, ovvero che esista una genetica comune, questa ipotesi rimane comunque tutta da verificare. Esiste comunque un altro motivo per il quale questa ricerca diventa fondamentale, quello delle informazioni e della prevenzione in merito alla salute di un futuro astronauta; se esistono organismi marziani strettamente correlati a noi, potrebbero con molte probabilità essere causa di infezioni, mettendo a rischio la sicurezza di una futura missione sul Pianeta Rosso

…”.
In poche parole si ammette, sia pur diplomaticamente, l’esistenza di forme di vita fuori dal nostro pianeta, e di certo è un passo avanti non indifferente.
Non dimentichiamo infine che uno strumento quale il SETG, non soltanto sarà in grado di rilevare “contaminazioni” marziane sul nostro pianeta, ma potrà benissimo fare l’esatto contrario, ovvero appurare su una qualsiasi forma di contaminazione biologica è stata portata, o lo sarà in futuro, dalla Terra al Pianeta Rosso.
Questa seconda possibilità potrebbe forse definire finalmente l’annosa questione dei rilevamenti falsati e aprire nuovi fronti di ricerca.
Rimane da dire che il SETG non è stato ancora formalmente approvato, speriamo ciò accada presto, e che ancora una volta non ci si ritrovi di fronte all’ennesima occasione, volutamente o meno, sprecata.

Fonte:

http://web.mit.edu/newsoffice/

MIT: Massachusetts Institute of Technology
Credit foto: Christine Daniloff

3 commenti:

  1. Archeologia del mistero (2014) Al matematico Odifreddi

    I. Ipotesi sulla non creazione di Eva

    L’Uomo Erectus, nato in Africa un milione di anni fa, fu il vero padre ancestrale dell’Uomo Sapiens. L’Uomo Erectus possedeva una costola mobile, cioè delle reni, in più del Sapiens. Egli usò il fuoco. Anche l’uro, “bos primigenius” dipinto anche a Lascaux, possedeva una costola in più del dio toro, un dio non ancora antropomorfizzato a livello psichico. Il Sapiens, ossia Uomo di Cro-magnon, vero portento nella caccia, però, visse per un po’ a contatto con quello di Neanderthal, un antropofago per lo più europeo, dal carattere sessuale più libero, dicono i paleontologi, e che tingeva di ocra rossa i morti e decorava le salme con fiori in caverne dei Monti Zagros, tra Iraq ed Elam. Io suppongo che Lilith, come demone biblico, in vero fosse un Neanderthalensis e che mal si accoppiava col Sapiens. Quando, poi, in rito sciamanico, e dopo una sonnolenta glaciazione, nella primitiva tribù umana si volle paragonare a forza vitale una rara bellezza di Sapiens Sapiens, cioè Eva, prodotto di una mutazione, si disse che essa nacque da costola di un Uro/Adamo. Ciò parrebbe molto strano, ma io inviterei ad osservare le corna di bovide che sormontano l’uomo raffigurato seduto di fronte a una donna nel cosiddetto Sigillo della Tentazione, ritrovato in Iraq, dove compare sia un albero dai bei frutti che il serpente: fin dagli inizi della storia vi è una simbiosi tra l’uomo e un simbolo di potenza animale. Eva, come nome ebraico, è l’onomatopea del vagito, per questo è detta la Vita. Una domanda: se nella Sacra Bibbia di Eva ce n’era una sola, come mai quell’omicida patentato di nome Caino vi trovò moglie, nell'iranico Paese di Nod? Il nome Caino indica un fabbro e i primi siti dov’era praticata la metallurgia nella storia sono attestati in Iran, proprio dove egli fuggì.


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  2. II. Sul mitico serpente

    Il serpente, collegato a misterico matrismo (non proprio un matriarcato), alla trasmigrazione delle anime, e studiato anche dalla Gimbutas, comparve in certe statuette in terracotta a somiglianza umana, di esseri nudi, a El Obeid, nel quattromilaseicentocinquanta a. C. (confronta data con l’inizio del calendario ebraico!). Il serpente prese ad essere adorato anche in Egitto tra i primi coltivatori di frumento, ed essi ebbero contatti coi primi mesopotamici, osservati certi manici ben lavorati di coltello in pietra. Il periodo di El Obeid accadde prima dei Sumeri, i quali non erano originari della Mesopotamia: insediativisi, canalizzarono la regione e vi fortificarono città-stato. El Obeid è una località presso l’antica Eridu; allora, sorgeva presso il mare, il Nar Marattu, ovvero Il Mare Orientale degli Accàdi. Anche in Oriente vi è un fiume che ci ricorda la lingua mesopotamica di Sargon di Akkad: l’indiano Narmada. Da non soltanto vasi del Belucistan, raffiguranti estinti bovidi, ma anche da tavolette in cuneiforme di antiche città della Babilonia noi sappiamo degli scambi marittimi con quel subcontinente asiatico. Esistevano, infatti, delle bulle in terracotta che contenevano allora gettoni e sigilli di vario genere per gli scambi commerciali e su questi spicca una specie di zebù. Ancora i segni dei sigilli della valle dell'Indo non sono stati decifrati, benché a mio avviso la parola dio sia una ruota e non dissimile dal raggiante "dinghir" sumerico-babilonese. Una domanda: se le statuette ofidie di El Obeid si ricollegano idealmente alla cosiddetta Tentazione, da chi furono scacciati quegli adamiti, dagli angeli o dai Gutei calati dai Monti Zagros? Forse dai topi, come accadde, poi, a suo tempo a esercito assiro? In questo caso, però, benché la Bibbia dica che l’assiro si ritirò dal campo di battaglia a causa di un angelo, non così è scritto in certi documenti in cuneiforme. Il non lontano giardino di Gu.edin.nah, sito tra le città di Umma e Lagash, un tempo era paradisiaco e fu persino proiettato in cielo come costellazione rintracciabile in Pegaso.

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  3. III. Sulla Sfinge di Giza e una dissertazione sull’Esodo

    C’è un particolare nella Tavolozza di Narmer (protodinastia egizia, 3200 a.C., Museo delle antichità de Il Cairo) sfuggito all’esame degli esperti. Su una sua faccia, e lì dove Narmer indossa la corona bianca, ben si nota il falco solare sul corpo, come insabbiato, di un’asiatica sfinge coronata da steli di papiro. Stesso copricapo egizio, persino la barbetta poi perduta dalla Sfinge di Giza. Secondo me, essa era la base scultorea per la Sfinge di Giza e la sua testa venne riscolpita all’epoca di re Chefren, mentre gli arti di leone le furono aggiunti scavando alla sua base, ma la sua fattura è chiaramente più antica e appartenente al Popolo del papiro, quello che la Bibbia chiama Misraim. Ma Misraim non è Misri, l’Egitto predinastico non è il dinastico! Se, peraltro, osserviamo la storia dell'Egitto per come ci viene descritta da reali documenti, possiamo individuare persino il vero faraone dell'Esodo biblico in Amenofi II, figlio del valoroso Thut-mosi III, quello di 17 campagne belliche contro il Popolo di Mitanni per la conquista di Meghiddo, in Palestina. Secondo l'archeologo Gardiner, durante la seconda spedizione il suo dio Amon circondò i nemici con larghi fossati di fiamme e fumo: che ciò siano le famose colonne di fuoco con cui si annunciava il dio israelitico non mi par dubbio, ma da parte di astrofisici e alcuni archeologi molto noti, come il Di Cesare, ciò è riconducibile a un impatto meteoritico che causò la caduta di antiche civiltà, come in Mesopotamia così altrove. Di sicuro un meteorite si trova nella Ka’ba della Mecca. Certo, questioni astrofisiche, come eclissi di luna, registrate dagli antichi spostano datazioni di certi eventi. Stando così le cose, primo: Abramo, come patriarca, aveva avuto una schiava egizia di epoca hyksos, dunque fu vissuto all'epoca di Hammurabi di Babele (non di Babilonia, che è una regione!) e di Ariok di Ellasar, ovvero Rim-Sin, re di Larsa, e di Kedorlaomer, alias Kudur-Lagamar di Elam (chi cerca ne trova uno di Arborio Mella); secondo: Gerico fu, invece, presa e incendiata solo ai tempi di Ekh-en-Aton, e lo fu a causa dei Habiru (come già sosteneva Sigmund Freud in uno dei suoi saggi psicoanalitici su Mosè, e anche un dimenticato Sir Marston), quindi ai tempi di rilassatezza politica, non essendoci ignoto che molto più tardi Ramesse II si recò in Galilea, nel 1272 a. C., mentre più a Nord proprio la città di Gerico era vuota e deserta da molto, molto tempo. E c'è da chiedersi come mai la Bibbia (pare che re Giosìa, poi ucciso in battaglia da faraone, ne abbia trovato una versione nelle profondità segrete del Tempio di Salomone. Chissà se la adottò come testo ufficiale dopo il perverso Acab!) ci descriva cose in altra maniera. Cosa si vuole forse nascondere, che Ramesse II, anni dopo la battaglia di Qadesh, fece un'alleanza di mutua assistenza con gli Ittiti anatolici e che essi si divisero tutti i terrritori e i gruppi umani nelle terre di mezzo? Di certo Mer-en-Ptah, successore al trono di Ramesse II, disperse tribù ribelli nel deserto, e tra di esse vi cita una tribù di nome Israele, non già quel futuro regno.

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