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sabato 11 aprile 2020
Non c’è 5 senza 6, non c’è 6 senza 7: i volti nascosti del 5G
Il recente dibattito intorno al 5G presenta alcuni aspetti degni di nota, aspetti che vanno oltre quanto ogni giorno leggiamo in rete o seguiamo attraverso i vari video dedicati all’argomento.
Si tratta palesemente di una operazione che rientra a pieno titolo nell’ampio scenario di quella che è la tecnica della “disinformazione informata”, in altre parole di un dibattito che ha tutte le ragioni di esistere e che proprio per questo motivo viene abilmente alimentato, spesso portato sopra le righe, al fine di distogliere l’attenzione da quanto realmente sta accadendo.
Il 5G è effettivamente un problema reale ma deve essere visto nella sua completezza per meglio chiarire la portata dell’evento, bisogna in pratica guardare oltre, cercare di individuare quali siano i veri scopi, per quale motivo è estremamente necessario che questa tecnologia prenda il sopravvento.
Per capirlo basterà spostare la nostra attenzione su un semplice fatto, da tempo sotto gli occhi di tutti, ma così ovvio da sfuggire a quasi tutte le analisi: quando una nuova tecnologia si affaccia sul mercato significa che altrove è già pronta quella successiva.
Il 5G, sulla scorta di questo ragionamento, dovrebbe quindi assolvere a due diversi compiti: gettare le basi fisiche per il suo successore (o successori) e testare il polso dell’opinione pubblica.
Quest’ultimo compito, ovviamente, risulta relativo, in quanto non è mai stato un problema ma è comunque propedeutico alla tecnica di manipolazione del dibattito, quindi assolutamente essenziale.
A questo punto è lecito chiedersi, ma allora esiste già il 6G?
La risposta è quasi scontata, ovviamente esiste, così come esiste anche il 7G; cerchiamo di capire di cosa si tratta.
La rete 6G rappresenta il futuro, che per altri è già presente, del 5G, una rete che sfrutterà l’intelligenza artificiale, una tecnologia mobile di sesta generazione che consoliderà le prestazioni assicurate dal 5G ma che spianerà anche la strada per nuove applicazioni, ma a questo arriveremo tra poco.
Iniziamo a vedere quali saranno le implementazioni.
Le caratteristiche del 5G sono la larghezza di banda, la latenza molto bassa che consente tempi di risposta velocissimi e, di conseguenza, molti più dispositivi collegati ad una stessa antenna.
I rischi sono a conoscenza di tutti e facilmente rintracciabili in rete grazie a vari studi e varie ricerche condotte in merito.
In questo scenario il ruolo del 6G è ancora avvolto nella nebbia; uno studio in merito è stato pubblicato dal professor Matti Latva-aho, direttore del 6G Flagship dell’Università di Oulu, nella Finlandia settentrionale, per chi volesse saperne di più ecco il relativo link che parla già del 6G: https://www.oulu.fi/6gflagship/
La pubblicazione riguarda un libro bianco sul 6G scaricabile dalla rete internet a questo indirizzo: https://www.oulu.fi/6gflagship/
Sarà l’intelligenza artificiale a giocare il ruolo principale nella tecnologia 6G, verrà infatti applicata alle connessioni di rete, smistando i dati, elaborandoli, trovando il modo migliore per distribuirli e, di conseguenza, analizzandoli, termine che in poche parole significa INTERAGENDO CON LA PRIVACY DI OGNI SINGOLO UTENTE.
La velocità massima del 6G sarà compresa tra 8.000 gigabit o 1 Terabit per secondo, con 0,1 ms di latenza e una efficienza energetica 10 volte superiore a quella del 5G.
Un esempio pratico all’interno di uno scenario dominato dalla rete 6G: tutti i dispositivi comunicano automaticamente tra loro, in questo contesto un veicolo connesso alla rete (esistono già) riceve e invia costantemente informazioni relative alla propria posizione, al traffico, al tragitto, ai semafori, alle altre vetture intorno a lui; in poche parole dovrebbe snellire e rendere più sicuro il traffico, in altre parole trasmette secondo per secondo la nostra posizione rendendoci tutti dei puntini facilmente rintracciabili.
Il 6G utilizzerà di certo onde radio ad altissime frequenze che supereranno i 300 Ghz, sfruttando di certo le frequenze TeraHertz.
Questo ovviamente comporta già un problema: la portata delle frequenze diminuisce man mano che si sale nello spettro radio, nel nostro caso i TeraHertz coprono una distanza di appena 10 metri, distanza troppo corta per garantire una significativa copertura del segnale, per questo motivo si dovrà aumentare il numero di celle a disposizione.
Il 5G sta quindi preparando soltanto il terreno per l’avvento del 6G, già in ampia fase di sperimentazione e di certo in arrivo anche prima del 2030; questo ovviamente riveste di enorme importanza la battaglia contro il 5G in quanto una ipotetica vittoria significherebbe far crollare le fondamenta sulle quali poggeranno pericoli ancora più gravi.
Quello che ci attende è quindi un futuro nel quale l’intelligenza artificiale sarà la protagonista assoluta, un futuro che aprirà le strade al vero e proprio controllo totale, nel quale si parla già di telepresenze, interfacce sensoriali, display da indossare che permettono di rilevare ogni singolo movimento di una persona e altro ancora.
Il 6G è già ampiamente studiato e testato in paesi quali la Finlandia, il Giappone e la Cina, oltre che da aziende come Huawei, Ericsson, Nokia, Samsung, Sony, LG e Intel.
Chi scaricherà il Libro Bianco (testo in inglese) e avrà la pazienza di tradurlo, scoprirà che si parla già di smartphone sostituiti da esperienze di realtà estesa (XR), di tecnologie AR, VR e MR, di occhiali smart per avere maggior risoluzione, frame rate e gamma dinamica, di .
Riassumendo: il 6G potrebbe interfacciare il nostro cervello al computer, permetterebbe di utilizzare i vari dispositivi attraverso il nostro cervello, ma chi ci sarà in remoto a controllare questo flusso di dati e, di conseguenza, il nostro cervello?
Ovviamente i rischi sono ancora più amplificati: le radiazioni ionizzanti, ionizzanti indirette e non ionizzanti, quelle tipiche del 5G e del g, causano danni al DNA; teniamo conto che, come già detto, le frequenze del 6G saranno ancora più elevate.
Inoltre: l’inizio della proliferazione delle cellule tumorali è spesso causato da danni al DNA.
Infine: secondo l'American Federal Communications Commission non esiste attualmente uno standard di esposizione alle radiofrequenze, ma è stato dimostrato da uno studio dell’Università di Notre Dame che il SAR (tasso di assorbimento) specifico espresso in unità di watt per kg di assorbimento di tutto il corpo di energia RF da parte di un adulto umano in piedi si verifica ad una velocità massima quando la frequenza va da 80 MHz (0,08 GHz) a 100 MHz (0,1 GHz) ( Fonte: Bollettino OET 1999 Cleveland e Ulcek).
Per capire meglio il rischio teniamo conto che la larghezza di banda del 5G è compresa tra 30 GHz (30000 MHz) e 300 GHz (300000 MHz), figuriamoci il 6G!
Non esistono studi che dimostrino quali siano i danni, a che livello ed a quali frequenze: ovviamente è inutile dire che la mancanza di questi studi, oltre alla reticenza del mondo scientifico nel rispondere a determinate domande, risulta quanto meno sospetta!
Nelle fonti in chiusura un esauriente articolo sui vari studi, sui pro, sui contro e sulle omissioni.
Rimane infine il grande mistero, il 7G
La Cina ha iniziato ufficialmente a lavorare al 6G nel 2018, anche se indiscrezioni tendono a retrodatare l’evento, ma allo stesso tempo strizzava già l’occhio al 7G, di cosa si tratta esattamente?
Le ipotesi sono ancora fumose; sembra che il tutto sia nato dalla constatazione che il 6G sembrerebbe comportare una limitazione, l’impossibilità di coprire le profondità acquatiche.
Altre indiscrezioni arrivano da Neil McRae di British Telecom, il quale parla di una rete 7G suddivisa in 7G base e 7.5G.
Interessante notare che queste ultime dichiarazioni risalgono al novembre 2018.
Progresso, velocità e benessere bussano al nostro futuro, ma a quale prezzo??
FONTI – APPROFONDIMENTI
Baste, V., Riise, T. & Moen, BE Campi elettromagnetici a radiofrequenza; infertilità maschile e rapporto sessuale della prole . Eur J Epidemiol (2008) 23: 369.
Cleveland, RF e Ulcek, JL (1999) Domande e risposte sugli effetti biologici e i potenziali rischi dei campi elettromagnetici a radiofrequenza . Bollettino OET 56 quarta edizione, Ufficio di ingegneria e tecnologia, Commissione federale delle comunicazioni di Washington, DC
Commissione internazionale per la radioprotezione (2007) Modello per il tratto alimentare umano per la radioprotezione . Pubblicazione ICRP 100. (Ed.CH Clement) Elsevier.
Comitato scientifico dei rischi sanitari emergenti e recentemente identificati SCENIHR (2015) Parere sui potenziali effetti sulla salute dell'esposizione ai campi elettromagnetici (EMF)
https://www.tomshw.it/altro/6g-a-1-tbps-la-university-of-oulu-finlandia-pubblica-il-primo-libro-bianco/
https://www.tomshw.it/smartphone/6g-caratteristiche-italia/
https://www.wired.it/internet/tlc/2020/02/03/6g-5g/?refresh_ce=
https://www.key4biz.it/la-cina-guarda-gia-oltre-il-5g-va-verso-il-6g-e-gia-si-parla-del-7g/239331/
https://www.repubblica.it/economia/rapporti/mondo5g/trend-e-stili-di-vita/2019/11/11/news/ecco_come_sara_il_6g_la_rete_capace_di_fondersi_con_la_realta_parola_di_uno_che_guarda_lontano-240597286/
https://www.hdblog.it/mobile/articoli/n515644/6g-giappone-ricerca-velocita-2030/
https://www.myfanwywebb.com/5g-6g-risks-to-human-health-high-frequency-radio-waves/
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venerdì 27 luglio 2012
ABDUCTION: dall'altro lato della barricata
Quando la storia dei coniugi Hill conquistò le pagine dei giornali si aprirono nuove strade per la ricerca ufologica; volendo dare un valore all’importanza di quella testimonianza potremmo paragonarla al clamore suscitato dall’avvistamento di Kenneth Arnod; entrambi i casi, al di là di ogni possibile dibattito che potrebbero accendere, contribuirono a dare voce e immagine al mondo dell’ipotesi extraterrestre.
Così come Arnold, indirettamente, diede il coraggio a numerosi testimoni rimasti da tempo nell’ombra, lo stesso accadde nel caso Hill.
Si scoprì pian piano che non si trattava di un episodio isolato, del classico scoop giornalistico che dura pochi giorni; il numero delle persone che, sotto ipnosi, ricordavano avvenimenti simili a quelli descritti dalla coppia erano molto significativo e aumentava giorno dopo giorno.
Nasceva ufficialmente, almeno per quel che riguardava i mass media e le testate giornalistiche, l’era delle Abduction, con tutti i risvolti, le interpretazioni e le varie scoperte che vennero fatte nei periodi successivi, fino a giungere a quello che oggi risulta essere uno scenario a tratti confuso, popolato da numerose visioni d’insieme, spesso in contrasto e in lotta tra loro.
Non si può certo negare che si tratti di un argomento spesso intimamente legato alla sensibilità dei singoli ricercatori, un vero e proprio filtro attraverso il quale passano aspirazioni, credenze, regole morali e convinzioni spirituali.
Il rischio di spostare notevolmente il punto di osservazione è molto alto, così come quello di dare al termine stesso una valenza generalizzata che probabilmente non possiede.
Quando si iniziò a parlare di rapimenti alieni, ad usare il termine Abduction, i dubbi erano tanti e tutti legittimi; perché d’un tratto ci si interessava così “intimamente” agli esseri umani? Per quale motivo gli alieni, fino ad allora così attenti nelle loro mosse, si esponevano in maniera spesso plateale?
Da un lungo periodo di avvistamenti, la maggior parte dei quali avvenuti in circostanze di massima sicurezza, ovvero in luoghi, momenti e dinamiche che permettevano agli umani di osservare gli Ufo ma non di avvicinarsi a loro, si passava inaspettatamente a quella che si configurava come una vera e propria violazione della privacy.
In verità, spulciando la letteratura ufologica, non è difficile trovare casi di Abduction in tempi non sospetti, ma il riferimento è configurabile in atti puramente fisici, senza alcuna implicazione psichica o di coscienza.
Ci troviamo quindi di fronte ad un fenomeno in piena e costante evoluzione, rispetto al quale ci si domanda quanto di personale sia confluito al suo interno e quanto di “puramente alieno” ancora ci sfugga.
In tal senso il termine stesso, Abduction, sembra voler configurare un atto ben preciso, pianificato, con un modus operandi unico e ripetitivo, ma risulta corretto catalogare al suo interno l’intera casistica dei rapimenti?
A scanso si ogni equivoco, prima di continuare e rispondere a questo interrogativo, sarà bene chiarire che non stiamo parlando di impianti, Milabs, Addotti, e quanto altro ruota intorno alle Abduction; l’idea di fondo risiede proprio nella dinamica e nella possibilità che esistano due differenti scenari.
Partiamo dal presupposto che nessun caso di rapimento può essere riportato come una esperienza tranquilla, senza traumi o del tutto normale; il termine stesso implica una violenza, sia essa fisica che psichica, operata nei confronti di uno o più soggetti, che tende a forzare la loro volontà manipolandola senza alcuna possibilità di difesa.
Detto questo proviamo ad analizzare lo scenario andando oltre l’enorme quantità di testimonianze e studi presenti negli archivi; la quasi totalità della casistica divulgata descrive casi di Abduction che comportano svariate situazioni, tra queste, le più frequenti riguardano prelievi di campioni biologici, innesto di impianti, patologie e disturbi che si presentano in maniera spesso violenta dopo il rapimento.
Passando alle ipotesi più estreme troviamo poi gli scenari relativi a veri e propri stati di possessione durante i quali l’entità aliena si incorpora e tende a sostituire l’essenza vitale del rapito; i vari scenari appena descritti sono accomunati da una unica connotazione: le Abduction riflettono, sono e sono sempre state delle esperienze negative e, di contro, gli alieni che operano in tal senso sono i nostri più mortali nemici.
Possibile affiancare a questo scenario qualcosa di diverso, a prima vista speculare, ma del tutto differente nella sostanza?
Il fatto che le cronache presentino esclusivamente questo tipo di modello non necessariamente significa che si tratti dell’unico scenario esistente, in realtà significa soltanto che è quello più seguito e che riscuote maggior consenso sulla scorta di un rapido conteggio dei lettori e dei visitatori in Rete. I motivi di questo consenso possono essere svariati; tendenza al negativo in un periodo storico che si evolve proprio nella negatività (le ipotesi sul 2012, la crisi economica e di valori, la rivisitazione in chiave negativa e globalizzante delle religioni), la preponderanza in termini di visibilità, la valenza e il peso mediatico degli stessi divulgatori.
In buona sostanza l’enorme presenza delle Abduction che, per meglio intenderci, si possono definire negative, schiaccia e soffoca di fatto le notizie riguardanti lo stesso tipo di fenomeno vissuto in maniera positiva.
Sarebbe quindi auspicabile parlare di Interazioni quando lo scenario proposto, fatto salvo il primo impatto che, naturalmente, risulta essere traumatico e fuori dal comune, si presenta come una esperienza del tutto diversa, ovvero quando esprime un innalzamento del livello di coscienza nato dall’impatto con agenti o elementi esterni che in qualche modo possono rapportarsi all’ipotesi extraterrestre.
Non basta distinguere tra Abduction positive e negative, non basta tentare di separare le due esperienze sulla scorta dei traumi più o meno violenti rimasti nella memoria del soggetto; esiste un terzo campo di indagine nel quale, a volte, il ricordo non necessita neanche di ipnosi regressiva, nel quale il soggetto (superato il primo naturale istinto di paura) si sente quasi liberato dai legami che lo costringevano a questo piano della realtà, ha una visione globale delle cose, si sente esso stesso parte di quanto gli è accaduto vivendolo come un avvenimento del tutto positivo, tranquillo e in qualche modo inconsciamente atteso.
Questo è il campo dell’interazione, forse una nuova frontiera della questione aliena, di certo una logica conseguenza dell’intero scenario che da sempre ci sovrasta e del quale siamo stati e continueremo ad essere parte integrante.
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