venerdì 27 luglio 2012
ABDUCTION: dall'altro lato della barricata
Quando la storia dei coniugi Hill conquistò le pagine dei giornali si aprirono nuove strade per la ricerca ufologica; volendo dare un valore all’importanza di quella testimonianza potremmo paragonarla al clamore suscitato dall’avvistamento di Kenneth Arnod; entrambi i casi, al di là di ogni possibile dibattito che potrebbero accendere, contribuirono a dare voce e immagine al mondo dell’ipotesi extraterrestre.
Così come Arnold, indirettamente, diede il coraggio a numerosi testimoni rimasti da tempo nell’ombra, lo stesso accadde nel caso Hill.
Si scoprì pian piano che non si trattava di un episodio isolato, del classico scoop giornalistico che dura pochi giorni; il numero delle persone che, sotto ipnosi, ricordavano avvenimenti simili a quelli descritti dalla coppia erano molto significativo e aumentava giorno dopo giorno.
Nasceva ufficialmente, almeno per quel che riguardava i mass media e le testate giornalistiche, l’era delle Abduction, con tutti i risvolti, le interpretazioni e le varie scoperte che vennero fatte nei periodi successivi, fino a giungere a quello che oggi risulta essere uno scenario a tratti confuso, popolato da numerose visioni d’insieme, spesso in contrasto e in lotta tra loro.
Non si può certo negare che si tratti di un argomento spesso intimamente legato alla sensibilità dei singoli ricercatori, un vero e proprio filtro attraverso il quale passano aspirazioni, credenze, regole morali e convinzioni spirituali.
Il rischio di spostare notevolmente il punto di osservazione è molto alto, così come quello di dare al termine stesso una valenza generalizzata che probabilmente non possiede.
Quando si iniziò a parlare di rapimenti alieni, ad usare il termine Abduction, i dubbi erano tanti e tutti legittimi; perché d’un tratto ci si interessava così “intimamente” agli esseri umani? Per quale motivo gli alieni, fino ad allora così attenti nelle loro mosse, si esponevano in maniera spesso plateale?
Da un lungo periodo di avvistamenti, la maggior parte dei quali avvenuti in circostanze di massima sicurezza, ovvero in luoghi, momenti e dinamiche che permettevano agli umani di osservare gli Ufo ma non di avvicinarsi a loro, si passava inaspettatamente a quella che si configurava come una vera e propria violazione della privacy.
In verità, spulciando la letteratura ufologica, non è difficile trovare casi di Abduction in tempi non sospetti, ma il riferimento è configurabile in atti puramente fisici, senza alcuna implicazione psichica o di coscienza.
Ci troviamo quindi di fronte ad un fenomeno in piena e costante evoluzione, rispetto al quale ci si domanda quanto di personale sia confluito al suo interno e quanto di “puramente alieno” ancora ci sfugga.
In tal senso il termine stesso, Abduction, sembra voler configurare un atto ben preciso, pianificato, con un modus operandi unico e ripetitivo, ma risulta corretto catalogare al suo interno l’intera casistica dei rapimenti?
A scanso si ogni equivoco, prima di continuare e rispondere a questo interrogativo, sarà bene chiarire che non stiamo parlando di impianti, Milabs, Addotti, e quanto altro ruota intorno alle Abduction; l’idea di fondo risiede proprio nella dinamica e nella possibilità che esistano due differenti scenari.
Partiamo dal presupposto che nessun caso di rapimento può essere riportato come una esperienza tranquilla, senza traumi o del tutto normale; il termine stesso implica una violenza, sia essa fisica che psichica, operata nei confronti di uno o più soggetti, che tende a forzare la loro volontà manipolandola senza alcuna possibilità di difesa.
Detto questo proviamo ad analizzare lo scenario andando oltre l’enorme quantità di testimonianze e studi presenti negli archivi; la quasi totalità della casistica divulgata descrive casi di Abduction che comportano svariate situazioni, tra queste, le più frequenti riguardano prelievi di campioni biologici, innesto di impianti, patologie e disturbi che si presentano in maniera spesso violenta dopo il rapimento.
Passando alle ipotesi più estreme troviamo poi gli scenari relativi a veri e propri stati di possessione durante i quali l’entità aliena si incorpora e tende a sostituire l’essenza vitale del rapito; i vari scenari appena descritti sono accomunati da una unica connotazione: le Abduction riflettono, sono e sono sempre state delle esperienze negative e, di contro, gli alieni che operano in tal senso sono i nostri più mortali nemici.
Possibile affiancare a questo scenario qualcosa di diverso, a prima vista speculare, ma del tutto differente nella sostanza?
Il fatto che le cronache presentino esclusivamente questo tipo di modello non necessariamente significa che si tratti dell’unico scenario esistente, in realtà significa soltanto che è quello più seguito e che riscuote maggior consenso sulla scorta di un rapido conteggio dei lettori e dei visitatori in Rete. I motivi di questo consenso possono essere svariati; tendenza al negativo in un periodo storico che si evolve proprio nella negatività (le ipotesi sul 2012, la crisi economica e di valori, la rivisitazione in chiave negativa e globalizzante delle religioni), la preponderanza in termini di visibilità, la valenza e il peso mediatico degli stessi divulgatori.
In buona sostanza l’enorme presenza delle Abduction che, per meglio intenderci, si possono definire negative, schiaccia e soffoca di fatto le notizie riguardanti lo stesso tipo di fenomeno vissuto in maniera positiva.
Sarebbe quindi auspicabile parlare di Interazioni quando lo scenario proposto, fatto salvo il primo impatto che, naturalmente, risulta essere traumatico e fuori dal comune, si presenta come una esperienza del tutto diversa, ovvero quando esprime un innalzamento del livello di coscienza nato dall’impatto con agenti o elementi esterni che in qualche modo possono rapportarsi all’ipotesi extraterrestre.
Non basta distinguere tra Abduction positive e negative, non basta tentare di separare le due esperienze sulla scorta dei traumi più o meno violenti rimasti nella memoria del soggetto; esiste un terzo campo di indagine nel quale, a volte, il ricordo non necessita neanche di ipnosi regressiva, nel quale il soggetto (superato il primo naturale istinto di paura) si sente quasi liberato dai legami che lo costringevano a questo piano della realtà, ha una visione globale delle cose, si sente esso stesso parte di quanto gli è accaduto vivendolo come un avvenimento del tutto positivo, tranquillo e in qualche modo inconsciamente atteso.
Questo è il campo dell’interazione, forse una nuova frontiera della questione aliena, di certo una logica conseguenza dell’intero scenario che da sempre ci sovrasta e del quale siamo stati e continueremo ad essere parte integrante.
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