giovedì 8 settembre 2011
Forme di vita oltre le “Dune”
Anno 10191: l’Imperatore delle Galassie affida un pianeta arido e desertico alla famiglia degli Atreides…questa la vicenda iniziale di un famoso film di fantascienza ispirato da un romanzo di Frank Herbert.
Qualcuno lo ricorda? Si tratta di….
….“Dune”, il fantastico mondo abitato dal popolo dei Fremen, desiderato dagli Hakkonen e difeso strenuamente da Paul Atreides, in lotta anche contro i temibili vermi giganti creati da Carlo Rambaldi.
Il film, in verità, non riscosse un grande successo di pubblico, ma alcune dichiarazioni rilasciate recentemente da parte della “scienza ufficiale” potrebbero attribuirgli un carattere profetico finora mai sospettato.
Sembra infatti che i pianeti simili a quello descritto in Dune potrebbero rappresentare lo scenario abitabile più comune nella nostra galassia, e questo a dispetto di quelli maggiormente ricchi d’acqua proprio come la nostra terra.
Questa la conclusione divulgata da un team di scienziati, i quali sottolineano anche come, poco meno di un miliardo di anni fa, anche il pianeta Venere potrebbe essere stato un “deserto abitabile”.
La regola generale, quella che tutti conosciamo e alla quale facciamo riferimento, si esprime molto semplicemente in un solo concetto: dove c’è acqua c’è anche vita: proprio seguendo questa regola la ricerca si è sempre concentrata su pianeti con enormi o comunque significative riserve del prezioso liquido.
Un corpo celeste, quindi, per essere ipoteticamente ritenuto abitabile, devono trovarsi in una posizione ben precisa in orbita intorno alla propria stella, in modo da permettere condizioni particolari in grado di garantire l'esistenza dell'acqua allo stato liquido sulla superficie. Se il pianeta si trova troppo vicino l’acqua sicuramente diverrà vapore, creando grosse quantità di acqua nell'atmosfera; questo processo intrappolerà il vapore facendo vaporizzare ancora più acqua, per arrivare infine ad un effetto serra globale, quello che sembra sia avvenuto su Venere.
Anziché prendere in considerazione questo tipo di pianeti, il team di scienziati si è invece rivolto verso corpi celesti con superfici solide e non “acquatiche”.
Gli scienziati si sono accorti che la scarsità dell'acqua sulla superficie, potrebbe aiutare un pianeta a rimanere abitabile in una zona più grande intorno alla propria stella, rispetto ad un pianeta che deve trovarsi nelle condizioni giuste per avere acqua liquida sulla superficie.
Yutaka Abe, ricercatore presso l'Università di Tokyo, ha simulato e messo alla prova, insieme ad altri colleghi, un grande numero di modelli climatici globali studiati in prospettiva di pianeti delle stesse dimensioni della Terra; in tal modo si è scoperto che l'abitabilità di un pianeta terrestre è fino a tre volte più grande di quella di un pianeta acquatico, prefigurando che, quando riusciremo a scoprire il primo pianeta abitabile, esso sarà sicuramente dominato dalla terra e non dall’acqua.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Astrobiology".
Uno dei passaggi più interessanti di questa ricerca, riguarda comunque la presunta, remota, abitabilità del pianeta Venere.
Se l’ipotesi del team di ricercatori venisse confermata dalle nuove comparazioni ancora in corso, avremmo la prova che Venere era un tempo territorio desertico ma sicuramente abitabile, se non addirittura abitato.
Questo periodo poteva risalire anche solo ad 1 miliardi di anni fa, un lasso di tempo durante il quale il pianeta sarebbe stato molto caldo ai tropici e più umido e freddo ai poli.
Non ci si stupirebbe più di tanto se proprio questo nuovo filone di “indagini spaziali” spostasse l’attenzione su Venere, ferma ormai da tempo a favore delle prossime esplorazioni sul suolo marziano.
Fonti:
http://www.link2universe.net/
http://www.astrobio.net
http://www.physorg.com
Credit foto www.physorg.net
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