venerdì 11 giugno 2010

Ground Zero: fantasmi di un recente passato


Subito dopo la tragica vicenda dell’11 Settembre, Kurt Sonnenfeld venne nominato dal Governo americano videografo ufficiale; questo incarico gli permise di trascorre quasi un mese sul luogo della tragedia e di registrare ben ventinove cassette.
I nastri registrati da Sonnenfeld non vennero mai consegnati alle autorità; qualcosa di strano aveva colpito l’attenzione del videografo, particolari che non avevano alcuna ragione di esistere, coincidenze troppo sospette, fatti che stridevano con la versione ufficiale.
Oggi l’uomo vive in Argentina, ha scritto un libro “El Perseguido”, e vive in costante apprensione per la sua vita e quella della propria famiglia.
Quali furono le anomalie riscontrate da Sonnenfeld? Quali terribili segreti rischiava di portare alla luce?
Cerchiamo intanto di focalizzare meglio la sua figura: laureato all’Università del Colorado (USA), presso la facoltà di Affari Internazionali ed Economici, nonché in Letteratura e Filosofia. ha lavorato per il governo degli Stati Uniti come videografo ufficiale, oltre che essere il Direttore delle Operazioni di Trasmissione per il National Emergency Response Team della FEMA (Federal Emergency Management Agency). Inoltre, è stato assunto da varie altre agenzie e progetti governativi per operazioni segrete e “delicate” in installazioni scientifiche e militari sparse in tutti gli Stati Uniti.
Veniamo adesso al suo racconto: subito dopo l’11 Settembre, la zona nota come Ground Zero venne chiusa agli sguardi dei curiosi, ma Sonnenfeld, grazie al suo incarico, aveva libero accesso; questo gli consentì di raccogliere documenti per le indagini (che però non ebbero mai luogo), e di fornire alcuni filmati, opportunamente “epurati”, a quasi tutti i network televisivi del mondo.
Ma che fine fecero i nastri originali? Quelli non censurati, sui quali erano visibili le varie anomalie riscontrate?
A detta del videografo sarebbero ancora in suo possesso, e proverebbero quanto riportiamo di seguito, in maniera schematica, per ragioni di spazio e per non appesantire questo post:

1 : La comunicazione di recarsi a New York con l’incarico di videografo venne fatta ancora prima che il secondo aereo colpisse la Torre Sud, quando i media parlavano ancora di un “piccolo aereo” entrato in collisione con la Torre Nord; una catastrofe, fino a quel punto, di dimensioni troppo ridotte per poter interessare la FEMA.

2 : La FEMA venne mobilitata in pochi minuti, mentre ci vollero dieci giorni per inviarla a New Orleans dopo l’uragano Kathrina, nonostante l’abbondante preavviso.

3 : La FEMA, così come le altre agenzie federali, erano già posizionate nel loro centro operativo (il Molo 91), il 10 settembre 2001, cioè il giorno prima degli attacchi.

4 : Le quattro scatole nere, considerate “indistruttibili”, contenute nei due jet che colpirono le Twin Towers, non vennero mai state ritrovate perché, si disse, completamente vaporizzate; eppure, quando Sonnenfeld fece alcune riprese alle ruote di gomma del carrello di atterraggio degli aerei, queste erano assolutamente intatte. Lo stesso dicasi per i sedili, parte della fusoliera e una turbina, non si erano assolutamente vaporizzate. Di certo è abbastanza strano che tali oggetti siano usciti intatti da un disastro che ha trasformato gran parte delle Twin Towers in polvere sottile.

5 : Quando crollò la Torre Nord, la US Customs House (Sede della Dogana, nell’Edificio 6), rimase schiacciata e fu totalmente ridotta in cenere. Gran parte degli stessi livelli sotterranei rimasero distrutti. Ma c’erano dei vuoti, e proprio in uno di quei vuoti scese a investigare Sonnenfeld; l’anticamera di sicurezza alla camera blindata risultava gravemente danneggiata, il muro era lesionato e parzialmente crollato, ma all’interno gli scaffali erano completamenti vuoti. Chi l’aveva svuotata? E quando era accaduto? Tenuto conto che l’Edificio 6 era stato evacuato circa dodici minuti prima che il primo aereo colpisse la Torre Nord, tenuto conto del traffico che aveva mandato in tilt l’intera zona, e del fatto che la camera blindata misurava circa 15 metri per quindici, come avevano fatto a svuotarla? L’unica possibilità era che il fatto fosse avvenuto prima; ma perché svuotarla se l’attacco fu improvviso?

Ancora domande che non avranno risposte; le ombre su Ground Zero (quelle appena riportate sono soltanto una parte del racconto di Sonnenfeld), non si sono mai allontanate, e se nulla di tutto ciò che si potrebbe supporre è realmente avvenuto, perché ancora oggi un ostinato silenzio governativo e un sottile atteggiamento intimidatorio continuo a palesarsi su chiunque si ponga dei ragionevoli e logici dubbi?
A volte negare ostinatamente è l’unica arma disponibile, ma il negare a oltranza sta diventando ormai, agli occhi di molti, un chiaro segno di ammissione.

Fonte:
http://www.voltairenet.org/article162035.html
http://www.nexusedizioni.it/

Credito foto:
http://www.doomdaily.com

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