lunedì 11 gennaio 2016
FALSE FLAG: soltanto paranoie?
Ormai da tempo il sistema si è appropriato del termine "teoria della cospirazione" trasformandolo in qualcosa di negativo, lo stesso è accaduto con “cospirazionista”, ormai diventato sinonimo di folle, alienato…ma sarà proprio così?
Sappiamo ormai da tempo che una delle armi maggiori detenute dal sistema è proprio quella di far proprie le critiche negative per poi riproporle come “marchi infamanti” per colpire il mittente; gli esempi sono numerosi e ben conosciuti. Si tratta di un modus operandi abbastanza datato ma sempre efficace, visto anche che fa leva su quel sentimento innato che caratterizza gran parte delle persone e che le porta a prestare maggior credito alle informazioni divulgate da quegli stessi organi che sono parte integrante del sistema. In questo contesto rientra il fenomeno del False Flag, ovvero quelle operazioni condotte in ambito militare e di Intelligence che tendono ad addossare la responsabilità di eventi particolarmente importanti a livello strategico ad altri soggetti; questo modo di agire “sotto copertura” offre il vantaggio di dare il via libera a leggi, azioni e operazioni che, in caso contrario, sarebbero risultate inaccettabili per la popolazione.
Recentemente si è parlato di governi che compiono azioni tipiche del terrorismo sotto falsa identità e per raggiungere determinati scopi; la reazione da parte dei mass media è stata immediata ed il tutto è stato etichettato come “teorie senza fondamento”, vere e proprie offese contro le “sante” istituzioni, dimenticando che qualcosa di simile è già accaduta.
Iran: 1953, un colpo di stato porta alla sconfitta di Mohammad Mossadegh.
USA: agosto 2013, la CIA ammette ufficialmente il suo ruolo negli eventi del 1953. L’agenzia americana coprì i suoi movimenti sotto il nome di Operazione Ajax, operando atti di terrorismo sotto falsa identità che portarono alla morte di almeno 300 persone.
Un’altra operazione sotto copertura, che portò ad un tragico finale, fu quella denominata “Operazione Northwoods”, elaborata durante la guerra contro il regime di Cuba.
L’operazione, che si muoveva di pari passo insieme a quella denominata Mangusta (entrambe ordite dalla CIA), prevedeva l’affondamento di navi americane, sparatorie per le strade di Washington e l’abbattimento di aerei americani.
Qualcosa però fece saltare i piani: la prevista invasione della Baia dei Porci si rivelò una pesante sconfitta per la CIA e nel marzo del 1962 il presidente Kennedy si rifiutò di firmare un secondo mandato al generale Lyman Lemnitzer.
Il risultato è entrato a far parte della storia; Kennedy venne assassinato nel novembre del 1963.
Una schema analogo, ma con alcune varianti, viene riproposto nel 1964, e più esattamente il 4 agosto, quando un allarmato Lyndon Johnson si presenta alla televisione nazionale americana annunciando l’attacco subito da alcune navi da parte del Vietnam del Nord.
La notizia agevolarà l’approvazione da parte del Congresso di una Risoluzione del Golfo di Tonkino, attraverso la quale Johnson potrà compiere liberamente azioni militari.
La diretta conseguenza sarà che circa 500.000 soldati americani si ritroveranno a combattere nel sud est dell’Asia, ignari del fatto che la nave USS Maddox non aveva subito alcun attacco, visto che si trattava di un trucco ordito insieme all’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara.
Restando in tema di operazioni False Flag dal nome abbastanza curioso rimane da citare l’azione sotto copertura chiamata Fast and Furios.
Nel dicembre del 2011 la rete CBS News dimostrò che alcuni agenti della ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives) stavano lavorando ad una azione che, sotto le spoglie di una manovra politica, vincolasse le armi usate dai cartelli della droga messicani con quelle in vendita negli USA; lo scopo finale era quello di agevolare leggi che andassero contro il Secondo Emendato che prevede il libero possesso di armi da parte dei cittadini americani.
Tralasciando le ormai note e dimostrate implicazioni della CIA nel traffico di droga mondiale, concludiamo con il quasi dimenticato Echelon e le sue altrettanto numerose implicazioni nel nostro quotidiano.
Sul finire degli anni Ottanta, Edward Snowden denunciò come la NSA(National Security Agency) fosse implicata in una enorme operazione di spionaggio che prevedeva l’ascolto, la registrazione e l’archiviazione di tutte le comunicazioni elettroniche a livello globale.
Tale denuncia proseguì negli anni Novanta da parte di altri personaggi, anche loro come Snowden marchiati come cospirazionisti e paranoici.
La svolta avvenne però nel 1999, quando l’Australia ammise ufficialmente la sua collaborazione ad un programma chiamato Echelon, portato avanti insieme alla NSA, gli Stati Uniti e l’Inghilterra.
Questo programma permetteva l’ascolto di tutte le telefonate e le trasmissioni radio, oltre all’intercettazione e l’archiviazione di tutti i fax e i messaggi di posta elettronica.
In seguito, nel 2001, un resoconto redatto dal Parlamento Europeo comunicò ufficialmente che, in tutta Europa, tutte le comunicazioni venivano intercettate con carattere di continuità dalla NSA.
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