domenica 21 ottobre 2012
Il giorno dopo Arnold
“L’effetto Kenneth Arnold” lasciò molteplici tracce e regalò all’Ufologia un inaspettato palcoscenico sul quale iniziarono a muoversi numerosi personaggi, spesso in contrasto tra loro, con idee e scopi diversi, coinvolgendo spettatori sempre più numerosi.
L’intera questione iniziò a prendere una piega del tutto inattesa; da un lato della barricata si trincerarono i militari, presi in parte alla sprovvista nel vedere uno dei segreti meglio custoditi sbandierato quotidianamente su ogni giornale, dall’altro lato si schierò un numero sempre più crescente di testimoni i quali, ritrovato il coraggio, iniziarono a rivelare numerosi avvenimenti dei quali erano stati parte integrante.
In pratica un fiume di dichiarazioni sommerse le redazioni, i mass media, i servizi locali di polizia e molte strutture militari.
Non soltanto Arnold aveva assistito alle strabilianti evoluzioni degli oggetti non identificati, il fenomeno era molto più vasto e riguardava l’intero pianeta.
L’appoggio dei mass media, sempre alla ricerca di notizie clamorose, fu di certo determinante, ma è indispensabile osservare questo scenario da un diverso punto di vista, o forse sarebbe meglio scrivere da alcuni diversi punti di vista.
Gli americani conoscevano in qualche modo gli Ufo, i Dischi Volanti facevano ormai parte dell’inconscio collettivo, ma le domande principali che circolavano in quel periodo erano altre: chi sino? Cosa vogliono? Come fanno a viaggiare nello spazio?
Le risposte a questi tre quesiti arrivarono con il tempo, e insieme a loro si accesero le aspettative di molti individui.
Per la prima volta si tentava di dare una risposta ad un angoscioso quesito: siamo davvero soli nell’universo?
L’esistenza di altri esseri provenienti dallo spazio mitigava alquanto questa antica angoscia; non era importante, in quel preciso momento, sapere quale fosse il loro aspetto, così come poco interessavano le loro intenzioni, l’unica cosa da tener presente era il fatto che l’atavica solitudine degli abitanti del pianeta Terra stava ormai per finire.
Tanto bastò perché si iniziassero a costruire le più ardite ipotesi, preparando involontariamente ciò che sarebbe stato in seguito il filone dell’Ufologia “da giornale”, fatti e testimonianze che descrivevano in realtà soltanto le notevoli doti di immaginazione e fantasia dei testimoni stessi, se non addirittura i primi falsi avvistamenti.
Questo particolare scenario catturò quasi subito l’attenzione dei militari e dei Governi; quale migliore occasione per tentare di ristabilire nuovamente l’egemonia sul fenomeno Ufo, e tutto il suo carattere di segretezza, se non quello di alimentare voci inconsistenti e del tutto fantastiche?
Nasceva l’Ufologia moderna e con essa la tecnica del discredito, un modus operandi ancora oggi largamente seguito.
Ma lo scenario che si creò subito dopo l’avvistamento di Arnold, vide anche sulla scena un fenomeno del tutto inusuale, anche se, ad una successiva analisi, del tutto prevedibile.
Il ritrovarsi da un giorno all’altro a dover pensare di non essere più i soli ed unici abitanti dell’universo, diventa inevitabilmente la molla che fa scattare una delle caratteristiche più comuni e profondamente radicate della natura umana, ovvero il bisogno di dover necessariamente attribuire immagine, consistenza e aspetto a qualunque cosa si presenti ai nostri occhi e, a maggior ragione, a qualunque cosa non siamo in grado di vedere pur avendone la netta percezione.
Ritorniamo quindi alle tre domande poste in precedenza: chi sono? Cosa vogliono? Come fanno a viaggiare nello spazio?
Trattandosi ancora oggi di argomenti protagonisti di forti e accesi dibattiti, possiamo certo immaginare quale effetto fecero sul finire degli Anni ’40!
Esseri provenienti da altre dimensioni, da altri pianeti, solcavano i nostri cieli da tempi immemorabili; ad una tale immagine non si poteva non tentare di dare un aspetto e una consistenza, era ed è ancora oggi impossibile parlare di qualcosa senza prima non avere ben chiaro in mente il suo aspetto e le sue caratteristiche.
Esseri in grado di costruire macchine così fantastiche dovevano necessariamente essere molto più avanzati di noi, una condizione che in qualche modo li poneva molto vicini a delle vere e proprie divinità, se non addirittura a demoni, due concetti molto vicini al sentimento religioso che, in una America da sempre combattuta tra sincera fede e plateale puritanismo, non potevano non entrare in sinergia con l’ufologia appena nata.
Stranamente, rileggendo la storia del fenomeno Ufo, ci si accorge di come le prime storie a fare notizia e riempire i giornali non furono degli studi di tipo scientifico bensì una realtà che divenne sempre più consistente e affollata, quella del Contattismo.
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