domenica 21 marzo 2010

Misteri di Sardegna: il pozzo bulgaro


Negli anni Ottanta, una archeologa bulgara, Dimitrina Mitova Djonova, portò alla luce un pozzo sacro, un manufatto che avrebbe fatto molto discutere, gettando un ponte tra la Sardegna e la Bulgaria.
Il ritrovamento così sensazionale avvenne sulle sponde del Mar Nero, la l’originalità della scoperta non risiede tanto nel reperto, quanto nella sua straordinaria somiglianza con i pozzi sacri tipici della Sardegna, soprattutto in riferimento a quelli di di Ballao e Paulilatino.
I risultati della scoperta furono pubblicati nel 1983 con il titolo “Megalithischer Brunnentempel protosardinischen Typs vom Dorf Gârlo, bez. Pernik” (“Tempio a Pozzo megalitico protosardo presso l'abitato di Gârlo, frazione di Pernik”), ma passarono del tutto inosservati; soltanto nel 2003 le ricerche vennero riprese da parte di un ingegnere e ricercatore storico cagliaritano, Massimo Rassau, con il supporto di Alessandro Calia (vicepresidente dell'associazione culturale “Sardica” di Sofia).
Secondo gli studi effettuati si tratta di una vera e propria “anomalia” archeologica, visto che quel pozzo non dovrebbe esistere, tranne accettando l’idea che gli antichi sardi fossero giunti in quella zona e ne avessero curato la costruzione.
I pozzi sono esattamente identici, ma chi costruì il manufatto in Bulgaria, e per quale motivo?
Rimane da escludere che due popolazioni, così geograficamente e culturalmente lontane, siano riuscite a risolvere il problema idrico allo stesso modo, e comunque si tratta di una ben strana coincidenza, tranne pensare che gli antichi abitanti della Bulgaria giunsero fino in Sardegna o viceversa.
In ultima analisi è anche doveroso registrare che la tipologia costruttiva di una fonte, un pozzo o una cisterna circolare con falsa cupola, alla quale si accede tramite una scala, è presente in altre aree che si affacciano sul Mediterraneo: Palestina, Creta, Grecia e Turchia. Tali somiglianze porterebbero ad affermare che quelli presenti in Sardegna non sono elementi esclusivi dell'Isola.
Alcuni autori stranieri ipotizzano che questo tipo di costruzione sia da attribuire alla civiltà micenea, ma in ogni caso rimane il fattore temporale; le costruzioni alle quali è stata riconosciuta la valenza di pozzo sacro risultano essere geograficamente sparse ma ascrivibili a periodi storici molto diversi e lontani tra loro.
Unica matrice che li accomuna potrebbe essere, ed è sicuramente, quella religiosa, eppure una traccia che porta all’ipotesi di navigatori Sardi in Bulgaria esiste, e sarebbe auspicabile uno studio molto più approfondito in tal senso.
Questa sottile “prova”, questo esile filo che potrebbe unire storicamente le due regioni, si trova proprio in un saggio della stessa archeologa bulgara autrice della scoperta; si tratta di uno studio sulle migrazioni dei popoli semiti nei territori dell'attuale Bulgaria, pubblicato in “Bulgarians and Jews”, nel quale la migrazione dei Sardi verso le aree dell'Asia Minore viene evidenziata dai “toponimi etnici” che iniziano per Sard o Serd; in Lidia gli abitati di Sard e Sardis, in Misia la città di Sardesos e la montagna di Sardine, in Tracia la località di Serdi o Sardi, e in ultimo, proprio l'antico nome di Sofia, capitale della Bulgaria, ovvero Serdika o Sardika.

Fonte e credit foto: www.andreamameli.it

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