giovedì 29 novembre 2012

Revealers

Sono ex agenti segreti, ex agenti del Pentagono, ex militari, tutte persone che asseriscono di essere stati presenti in alcuni dei casi più misteriosi e determinanti della storia ufologica; rivelano particolari a volte così incredibili da far sorgere ragionevoli dubbi sulla loro autenticità, sono i Revealers. Questo “fenomeno” ha caratterizzato l’ufologia da molto tempo, soprattutto a partire dal 2000, periodo dal quale è iniziata quella che potrebbe definirsi una “ufologia rivelatoria”, con un numero elevato di protagonisti quali il colonnello Philip Corso, Bob Lazar, Michael Wolf, John Lear, solo per citarne alcuni. Tutto ebbe inizio nell’estate del 1984, quando il medico Paul Bennewitz venne citato dal giornalista Tom Adams in un articolo apparso nella rivista “Stigmata” a proposito del problema della mutilazione di animali. In quel periodo Bennewitz faceva parte dell’APRO (Aerial Phenomena Research Orgazination), e aveva divulgato una sua intercettazione relativa ad una comunicazione segreta partita dalla base militare di Kirtland; l’intercettazione riguardava il racconto di un militare che parlava di un sotterraneo top secret posto a circa un chilometro dalla riserva indiana di Jicarillas, ad ovest di Dulce, nel Nuovo Messico. Il sotterraneo faceva parte di una concessione data agli alieni in cambio di tecnologia da usare in ambito militare. Proprio da questo luogo sarebbero partiti molti dei rapimenti operati in territorio americano, rapimenti che rientravano nell’accordo tra il governo e gli extraterrestri. Le basi concesse erano tre, una si trovava in un luogo imprecisato nel Texas, le altre due erano Holloman e Kirtland. Bennewitz rivelò anche che ben sei razze aliene differenti avevano già visitato il nostro pianeta, una delle quali proveniente da Zeta Reticuli. A riprova di quanto affermato vennero proposte delle foto, rappresentavano esseri umanoidi e nani macrocefali; si trattava di istantanee fin troppo nitide, tanto da destare qualche sospetto; alla richiesta di ulteriori informazioni Bennewitz non convinse, così come non seppe spiegare in che modo fosse riuscito a scattare delle foto così sorprendentemente perfette. In seguito si scoprì che il Revealer aveva stretto contatti con Richard Doty, noto debunker che aveva già screditato molto noti ufologi americani. L’informazione intercettata da Bennewitz, in realtà, non era del tutto falsa, seguiva il copione di disinformazione messo in atto dai servizi militari, riguardava infatti notizie relative allo scudo stellare in seguito viziate con informazioni fittizie sulle attività aliene. Sulla scia di Bennewitz si pose John Lear. Era il 1988 quando Lear diede alle stampe un volume che riportava notizie a dir poco inquietanti; secondo le informazioni in suo possesso, il governo avrebbe ceduto vaste aree geografiche in cambio di tecnologia aliena, dando il proprio nulla osta alle Abduction e alle mutilazioni di bestiame. Questi due scenari, pur muovendosi in una atmosfera non del tutto limpida, seguono in ogni caso l’idea di una connessione tra militari e Ufo che non era certo del tutto nuova; l’improvvisa chiusura mediatica nei confronti del fenomeno che seguì l’affare Roswell, così come l’insistente bisogno di screditare e minimizzare tutti gli avvistamenti resi noti dopo il caso Arnold, lasciano comunque intravedere una sorta di oscuro e mai ben definito legame ancora oggi non del tutto chiarito. Anche Bill Cooper segue l’onda dei Revealers, soprattutto quando parla dell’incontro tra il presidente Eisenhower e gli extraterrestri, un incontro al quale seguì la ratifica di un accordo formale. I temi di questa sorta di “patto” erano bene o male gli stessi trattati da Bennewitz e Lear: gli alieni avrebbero concesso parte della loro tecnologia in cambio di esseri umani da sottoporre a test genetici; si sarebbero costruite delle basi che avrebbero ospitato sia gli alieni che gli esperimenti militari; una di queste basi è la famosa S4, sette miglia a sud dell’Area 51. In seguito a questo accordo nacque il progetto Redlight (test in volo di apparecchi alieni), al quale seguì un secondo progetto chiamato Snowbird, nato come copertura del primo. I Revealers che maggiormente colpirono l’opinione pubblica si presentarono lo stesso anno dell’uscita del libro di Lear. Nell’ottobre del 1988, negli USA, andò in onda un documentario dal titolo volutamente sensazionalistico: “Ufo Cover Up”; proprio durante questa trasmissione intervennero due uomini che si qualificarono come agenti segreti, presentandosi con i nomi di Condor e Falcon. Le registrazioni delle loro rivelazioni erano già state fatte dall’ufologo William Moore, quindi montate in studio, mentre i due agenti venivano ripresi con i volti oscurati e distorti. Il clamore suscitato dalle rivelazioni investì gran parte dell’America, grazie anche all’enfasi con la quale vennero presentate e con la cura che venne data al montaggio della trasmissione (effetti speciali, ricostruzioni video). Condor e Falcon proposero nuovamente i fatti accaduti a Roswell, asserendo che proprio in quella occasioni i militari riuscirono a recuperare un alieno ancora in vita; poco tempo dopo questo fatto sarebbe nato il famoso patto già descritto in precedenza. Passato lo stupore iniziale, le indagini in merito all’identità dei due agenti ebbero inizio; ad occuparsene furono Robert Hastings del MUFON e Linda Howe. I risultati lasciarono l’amaro in bocca a molti di coloro che avena dato credito all’intera storia; si trattava in realtà di due agenti dell’USAF, uno di questi era Robert Collins mentre l’altro era, ancora una volta, il sergente Richard Doty, già entrato in scena nel caso Bennewitz. Questi gli inizi dell’epoca dei Revealers, inizi che certo non sembrano essere uno dei migliori biglietti da visita, ma sui quali è bene annotare una dovuta riflessione, una inquietante domanda: se il fenomeno Ufo è soltanto una bolla di sapone come molti credono o vorrebbero far credere, per quale motivo usare metodi così sottili e particolarmente complessi per screditarlo? Seguendo il fenomeno dei Rivelatori (questa parte si sofferma soltanto sui suoi inizi), ci accorgiamo che l’oggetto delle loro rivelazioni inizia a diventare sempre più definito, maggiormente riscontrabile, sempre meno improbabile; possibile pensare che l’enorme dispendio di energie volto a screditare il fenomeno abbia a volte sortito l’effetto contrario? Possibile credere che sedicenti Revealers abbiano involontariamente incoraggiato veri Rivelatori? In un prossimo articolo, parlando di Philip Corso, e non soltanto di lui, scopriremo che esistono notevoli possibilità in tal senso.

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