venerdì 10 febbraio 2012

I misteri di Kitezh, la città perduta



XIII Secolo, i Tartari sconfiggono la Russia e il Khan Batu, nipote di Gengis Khan, la invade seguito dalla sua schiera, seminando morte e distruzione; Dio però non permise che tale destino fosse condiviso dalla città di Kitezh la qwuale divenne invisibile e scomparve sul fondo del Lago Svetloyar, il “dirupo luminoso”.
Questa la leggenda che accompagna la fantomatica città perduta njota anche come Kidish, Kitezh-grad o Pokidosh, sulla quale regnerebbe l’altrettanto leggendario principe Mickhail Efimontiyevich.
Una diversa versione narra invece che la città scomparve e al suo posto, miracolosamente, apparve il lago.
Da quel giorno Kitezh è popolata da uomini giusti e perfetti, retti nel cuore e nelle azioni, un posto nel quale i peccatori non hanno accesso e soltanto pochi eletti, dopo un periglioso viaggio, sono riusciti ad entrare.
Questo racconto è particolarmente diffuso tra coloro che vengono definiti “i vecchi credenti”, ovvero i cristiani ortodossi che anticamente rifiutarono le riforme del patriarca Nikon subendo la persecuzione prima da parte della Chiesa e successivamente dal potere dello Zar.
Ancora oggi si possono ascoltare racconti che descrivono di come sia possibile, durante una giornata serena, vedere le croci e le candele accese delle chiese di Kitezh proprio dalle rive del lago, così come udire i melodiosi cori dei giusti.
Questi racconti, per quanto ormai patrimonio quasi folcloristico legato ad antiche tradizioni e forme di rivalsa storica derivanti dalle feroci persecuzioni, rispecchia in qualche modo l’antico e diffuso mito dei paradisi terrestri e dei regni sotterranei, entrambi scenari ampiamente diffusi in tutte le culture e rilevabili in ogni antica età storica.
Anche se l’intera vicenda si propone come una delle tante utopie storiche, le affinità con quelle che sono le tradizioni riguardanti Agarthi, Shambala, le Isole Beate degli Iperborei o il Regno di Prete Gianni, sono davvero sorprendenti e degne di nota e interesse; un interesse che non sfuggì ad esempio al grande Peter Kolosimo il quale, nel suo “Terra senza Tempo”, scrisse a lungo in merito a storie che parlavano di uomini che, per sfuggire alle persecuzioni dei Tartari, si rifugiarono in luoghi sotterranei.
Ad oggi nessuno si è mai interessato ad esplorare i fondali del Lago Svetloyar; potremmo anche non trovare nulla, ma non è forse stata la curiosità che ha portato alle scoperte più sensazionali?

Credit foto: http://lastochka-fromrussiawithlove.blogspot.com

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