venerdì 15 maggio 2015

Maussan/Città del Messico: una tragedia annunciata

Permangono ancora echi sulla sfortunata conferenza che, il 5 maggio 2015, avrebbe dovuto rivelare al mondo la tanto agognata prova inerente i fatti di Roswell e, più in generale, sull’ipotesi extraterrestre. Non sono stati in pochi coloro che, non appena venuti a conoscenza di maggiori particolari, hanno iniziato a scuotere la testa; un’organizzazione degna del miglior spettacolo di Hollywood, la presenza di Maussan che, nei suoi trascorsi, ha preso spesso grossi “scivoloni”, posti a sedere pagati profumatamente. Qualcuno ha subito sollevato gli scudi adducendo il fatto che una organizzazione del genere prevede grossi esborsi di denaro, ciò non toglie che il ritorno economico esiste e che, proprio in questo caso, non si tratta di cifre da sottovalutare. La macchina pubblicitaria ha fatto il suo gioco, gli animi si sono accesi, l’aspettativa si è innalzata alle stelle, ma quella che sarebbe apparsa sul palco e sui megaschermi sarebbe stata soltanto una cocente delusione, una delusione che proprio in questo momento sarebbe stato meglio non avere. Non mi soffermerò a scrivere sulle varie indagini fatte a posteriori, sui software usati, sulle ricerche compiute in rete, altri lo hanno fatto confermando quanto nessuno avrebbe voluto sentire. Pensava davvero Maussan che il corpo di un alieno prelevato dal crash di Roswell fosse stato esposto in maniera plateale, e senza neanche tanti accorgimenti, in una teca di cristallo custodita in un museo? Si tratta di una ipotesi plausibile? Possibile pensare di mettere in piedi una tale organizzazione per poi proiettare in diretta streaming una tale immagine? Il problema, il vero problema, non è se Maussan sia stato vittima o meno di un imbroglio ben architettato, il vero enigma risiede nel riuscire a capire come abbia potuto minimamente pensare di rendere pubblica una immagine del genere. Questo il vero mistero: quando si organizza un evento come quello di Città del Messico si è già visionato il materiale da rendere pubblico; anche volendo ammettere la truffa da parte di terzi, quando Maussan ha visto la diapositiva come ha potuto minimamente immaginare che si trattasse della famosa “pistola fumante”? Tutto questo ci porta a riflettere su come viene trattata l’Ufologia in quest’ultimo periodo, su come l’intero argomento si sia svilito, vittima di notizie al limite del credibile, vittima della rete e della sua naturale tendenza ad assimilare e ingigantire qualsiasi avvenimento purché generi visite e click sui siti web e sui blog. Discutere sul come e sul perché siamo arrivati a questo sarebbe un discorso troppo lungo, che sicuramente riprenderò in seguito, quello che adesso diventa urgente e improcrastinabile è il bisogno di riprendere il cammino bruscamente interrotto dal corpicino mummificato di Città del Messico. Chi segue, studia, ricerca e divulga questo tipo di tematiche non può continuare ad essere visto come un visionario pronto ad accogliere e far propria qualunque notizia riguardi una misteriosa luce nel cielo, un fantomatico avvistamento e quanto altro ancora; esistono persone che seriamente, spesso nell’ombra e lontane dai riflettori, indagano e riflettono sull’ipotesi extraterrestre senza lasciarsi prendere dall’ansia della scoperta da effettuarsi necessariamente e prima di chiunque altro. L’Ufologia e le altre materie connesse non sono l’occasione per sentirsi protagonisti di un film fantasy, devono essere e rimangono l’occasione per allargare i propri orizzonti e cercare di avere una visione globale del mondo, di quanto accade su questo pianeta e nell’universo. Rimane la speranza che quanto accaduto abbia ferito a tal punto l’orgoglio e le coscienze di coloro che seriamente lavorano per una possibile rivelazione, e che il dolore di queste ferite possa far riaffiorare il coraggio di riprendere in mano le redini e ricominciare, senza compromessi, senza lasciarsi intimidire da coloro che proprio adesso stanno gongolando godendosi una inaspettata vittoria; ritornare pionieri e riprendere il cammino laddove è stato interrotto da chi ha usato tutti i mezzi disponibili perché anche le cosiddette ricerche di frontiera si uniformassero al limbo che ormai da troppo tempo ci pervade.

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