martedì 29 marzo 2011

UFO: THE FORT BENNING FILE

Guerra del Golfo; notte tra il 18 e il 19 gennaio 1991: nella sede del Centro Allarme Missilistico di Dharham, di proprietà americana, posto in Arabia Saudita, nella costa del Golfo Persico, accade qualcosa di strano.
Gli schermi radar intercettano un oggetto volante in fase di avvicinamento sul territorio israeliano; la paura di un attacco iracheno metta subito in allerta la base e scatta contemporaneamente l’allarme presso le Forze Armate di Israele.
L’oggetto viene filmato mentre si muove nei cieli di Tel Aviv, e non soltanto da militari; sul posto si mobilitano infatti numerose troupe televisive, giusto in tempo per documentarne l’improvvisa discesa e il conseguente impatto.
Ufficialmente l’oggetto venne identificato come un satellite russo, ma questo non servì a far tacere alcune voci che riferivano ben altre notizie.
Sembra infatti che, quasi subito dopo l’impatto a terra, una squadra speciale americana appartenente all’organizzazione governativa Blue Team (Acquarius Project), fosse già presente in zona; l’operazione consisteva nel recuperare lo scafo e trasportarlo a Fort Benning, in Georgia. Questo evento ispirò, tra l’altro uno degli episodi della fortunata serie televisiva X Files.
Questo evento, in realtà, serve da anteprima proprio per introdurre il tema di FORT Benning, un luogo nel quale, sembra, la presenza degli Ufo sia stata molto più reale e minacciosa di quanto si sia finora immaginato.
Proprio di oggi, infatti, è la notizia che John Vasquez, autore di “Incident at Fort Benning”, in una recente intervista, ha riferito di essere in contatto con una fonte certa che può riferire in merito ai fatti del settembre 1977.
Di cosa stiamo parlando esattamente?
Per capire meglio affidiamoci ai ricordi, sia pure confusi, dello stesso Vaquez: “…era una notte calda del mese di settembre del 1977, circa mille di noi vennero chiamati fuori, nel grande campo all’aperto vicino alle baracche…non si trattava della procedura normale, e tutti ci chiedevamo quale fosse il motivo di quella improvvisa chiamata. Mentre stavamo ancora tentando di capire, sentii alcuni uomini che urlavano indicando qualcosa nel cielo…non sono sicuro di quanto accadde esattamente da quel momento in poi, tutti iniziarono a rompere i ranghi correndo da una parte e dall’altra, urlavano, mentre qualcosa si avvicinava a noi dal cielo notturno. Osservandomi intorno notai che alcuni uomini sembravano dormire in piedi, altri erano come paralizzati, poi una luce accecante, bianca, scese sul campo, ma non riuscivo a distinguere cosa fosse, tutto quello che ricordo sono gli uomini fuggire come impazziti

”.
Cosa accadde a Fort Benning? Un attacco Ufo?
La fonte di Vasquez dovrebbe, a suo dire, essere in grado di colmare i vuoti di memoria del testimone; si tratterebbe del Sergente Maggiore James Norton, oggi di stanza a Fort McClellan, in Alabama.
Al tempo dei fatti, James Norton era sergente proprio a Fort Benning, e proprio a lui, e ai suoi uomini, in quella tragica notte del 1977, venne comandato di far fuoco con i nuovi sistemi di armamento Jaws (Joint Attack armi System).
Norton ricorda delle sfere di luce nel cielo notturno, poi come dei laser che si incrociavano, subito dopo venne ordinato il cessate il fuoco.
Le Orbs nel cielo cambiavano velocemente di colore, quindi si presentò all’improvviso un oggetto enorme di forma triangolare, mentre i soldati erano quasi tutti in stato di shock.
Successivamente venne imposto il silenzio ai militari, pena il trasferimento a Leavenworth; molto più problematico fu invece gestire i vari effetti collaterali riconducibili a quanto era accaduto.
Norton si vide diagnosticata una malattia di origine sconosciuta, la temperatura del suo corpo aumentò oltre ogni norma e si rese necessario immergerlo in una vasca d'acciaio contenente acqua ghiacciata per un periodo di 2 giorni.
Gli altri militari lamentarono perdite di memoria, nausea, vomito, frequenti furono i casi di Missing Time e le misteriose bruciature su varie parti del corpo.
Norton rivelò in seguito a Vasquez di essersi sottoposto a una lunga serie di sedute di ipnosi, dalle quali sarebbe emerso il suo rapimento al fine di condurre alcuni esperimenti sul suo corpo. Rivelò poi che era sua ferma convinzione il fatto che molti suoi commilitoni condivisero la sua stessa sorte.
Norton quindi asserisce di avere delle prove, quelle tanto ricercate da ufologi e giornalisti, quelle che darebbero una serie infinita di certezze in merito alle varie connessioni tra governi e alieni.
Cosa ci sarà di vero in questa nuova rivelazione?
Si parla di filmati in visione notturna ripresi dalla base militare, addirittura di evidenze fisiche.
Resta il fatto che, nonostante la volontà espressa da Norton di portare in pubblico il materiale in suo possesso, ancora nulla di tutto questo è stato recapitato per le analisi e gli accertamenti del caso.
Non resta che aspettare, anticipando qualche dubbio sulla figura di Norton e sperando di non trovarci ancora una volta di fronte a una nuova, cocente, delusione.

Fonti: Original article © Paul Dale Roberts, reproduced with permission

Ufocasebook.com

Credit foto: Paul Dale Roberts

domenica 27 marzo 2011

SIAMO TUTTI MARZIANI?

Ancora una volta il Pianeta Rosso infiamma i dibattiti tra scienziati e ricercatori, e lo scontro diventa più stimolante quando la fonte della contesa è addirittura il famoso Massachusetts Institute of Technology.
Secondo le nuove teorie di alcuni scienziati del MIT, è possibile che tutta la vita sulla Terra sia discesa da organismi che ebbero origine proprio su Marte e che, a loro volta, arrivarono sul nostro pianeta trasportati da inconsapevoli meteoriti. Se tutto questo è veramente accaduto, uno strumento sviluppato dai ricercatori del MIT, in collaborazione con l’Università di Harvard, potrebbe fornirci ala prova definitiva.
Al fine di individuare i segni di una passata, o ancora oggi presente, vita su Marte, si sta infatti potenziando una specifica ricerca per particolari sequenze di molecole che sono quasi universali in tutte le forme di vita terrestre. Questa nuova strategia è il cuore di una nuova ricerca condotta Christopher Carr (scienziato presso il MIT), in collaborazione con Maria Zuber, capo del Dipartimento del MIT per quel che riguarda gli studi atmosferici terrestri e le Scienze Planetarie (EAPS), e Gary Ruvkun, un biologo molecolare del Massachusetts General Hospital.
Il nuovo strumento, ribattezzato Search for Extra-Terrestrial genoma (SETG), è stato presentato alla conferenza IEEE Aerospace, a Big Sky, Montana, proprio nel mese di Marzo 2011.
L'idea si basa su diversi fatti e osservazioni definite nel corso del tempo; in particolare dal presupposto che circa un miliardo di tonnellate di roccia si sarebbero nel tempo staccate dal suolo marziano per raggiungere in seguito la Terra, proprio su tali rocce sarebbero sopravvissuti i microbi marziani, superando lo shock iniziale dell’impatto con il nostro pianeta.
Non si tratta certo di una novità; molto spesso si è discusso e ipotizzato, pur senza prove, quanto tentano di stabilire gli scienziati del MIT; nonostante ciò questa notizia risulta particolarmente interessante per chi tenta di leggere oltre le righe.
In primo luogo la presentazione ufficiale di un progetto del MIT che intende studiare campioni di rocce marziane, prelevando microbi e tentando di stabilire come e quando arrivarono sulla Terra, conferma indirettamente che forme di vita sono realmente esistite sul Pianeta Rosso.
Non parliamo certo di civiltà più o meno evolute, parliamo di forme di vita e non si tratta certo di una notizia da poco.
In secondo luogo, forse non a caso una notizia del genere arriva subito dopo la pubblicazione del futuro progetto di colonizzazione del suolo marziano.
Anche se i ricercatori stimano che occorrono almeno altri due anni per avere un prototipo efficiente del dispositivo SETG, le sue implicazioni andrebbero ben oltre la sola ricerca di forme di vita.
Christopher McKay, un astrobiologo della NASA-Ames Research Center in California, proprio riferendosi al SETG, ha affermato: “…si tratta di un lavoro molto interessante e importante…anche se non risulta plausibile che la vita su Marte sia collegata alla vita sulla Terra, ovvero che esista una genetica comune, questa ipotesi rimane comunque tutta da verificare. Esiste comunque un altro motivo per il quale questa ricerca diventa fondamentale, quello delle informazioni e della prevenzione in merito alla salute di un futuro astronauta; se esistono organismi marziani strettamente correlati a noi, potrebbero con molte probabilità essere causa di infezioni, mettendo a rischio la sicurezza di una futura missione sul Pianeta Rosso

…”.
In poche parole si ammette, sia pur diplomaticamente, l’esistenza di forme di vita fuori dal nostro pianeta, e di certo è un passo avanti non indifferente.
Non dimentichiamo infine che uno strumento quale il SETG, non soltanto sarà in grado di rilevare “contaminazioni” marziane sul nostro pianeta, ma potrà benissimo fare l’esatto contrario, ovvero appurare su una qualsiasi forma di contaminazione biologica è stata portata, o lo sarà in futuro, dalla Terra al Pianeta Rosso.
Questa seconda possibilità potrebbe forse definire finalmente l’annosa questione dei rilevamenti falsati e aprire nuovi fronti di ricerca.
Rimane da dire che il SETG non è stato ancora formalmente approvato, speriamo ciò accada presto, e che ancora una volta non ci si ritrovi di fronte all’ennesima occasione, volutamente o meno, sprecata.

Fonte:

http://web.mit.edu/newsoffice/

MIT: Massachusetts Institute of Technology
Credit foto: Christine Daniloff

lunedì 21 marzo 2011

Ufo: il fattore umano


Osservare e guardare...per quanto queste due azioni si ritengano complementari tra loro, esiste una sottile differenza; e spesso accade di osservare l'esterno guardando il riflesso trasposto di ciò che abbiamo dentro; in poche parole, a volte ciò che vediamo è ciò che vorremmo vedere.
Questo avvenimento, che di certo avranno sperimentato in molti, diventa anche uno degli argomenti con i quali la moderna psicologia, e non solo, tenta di spiegare il fenomeno Ufo.

Un vecchio articolo, apparso nel 1972, a firma di due psichiatri associati alla Harvard Medical School, descriveva gli Ufo come false percezioni di organi sessuali. Lester Grinspoon e Alan D. Persky, questi i nomi dei due autori, asserivano che la maggior parte dei testimoni UFO sono persone che soffrono di disturbi psicologici non trattati; si tratterebbe di soggetti che sono ritornati alla "modalità primaria di pensare", ovvero in un dei periodi tipici dell’infanzia.
Questo modo di relazionarsi rispetto alle cose implica il fatto che, molto spesso, sogni e allucinazioni vengano scambiati per la realtà; si potrebbe definire a tutti gli effetti uno stato di “schizofrenia”, durante il quale le vittime ricordano e rivivono la loro "prima percezione infantile."
Ragionando in questi termini, l’osservare un Ufo in lento avvicinamento sarebbe riconducibile al ricordo del seno materno, così come, per logica e quasi scontata conseguenza, osservare un oggetto sigariforme diventa la trasposizione inconscia di un simbolo fallico.
Grinspoon e Persky liquidano in tal modo anni e anni di avvistamenti come semplici rappresentazioni simboliche legate alla libido infantile, simbolo degli estremi di gratificazione e di onnipotenza.
Tralasciando il fatto che tali osservazioni vanno lette in un determinato contesto storico per l’Ufologia, e tralasciando le personali deduzioni, non certo simpatiche, di chi scrive, esiste per fortuna un filone di studi psicologici molto più attinente alla tematica trattata.
Un buon inizio sarebbe di certo la lettura di “Flying Saucers. A Modern Myth of Things Seen in the Skies”, di Carl Gustav Jung, uno dei più noti e influenti seguaci di Freud, che dedicò parte del suo tempo e del suo interesse al fenomeno Ufo.
Una delle prime domande che si pose Jung fu la seguente: gli Ufo sono reali, oppure si tratta di semplici prodotti di una fantasia psichicamente proiettata?
Nessuno di certo si aspettava che il grande psichiatra e psicoanalista riconoscesse la natura extraterrestre del fenomeno; rimane comunque vero che tentò di condurre uno studio nella maniera più asettica possibile, pur propendendo intimamente, per intuibili motivi, all’ipotesi di una proiezione del subconscio.
Il giudizio di Jung si concentra quindi sull’origine degli Ufo, collegandoli con immagini di antichi archetipi e trasformandoli in un vero e proprio mito vivente.
Si tratterebbe di un “gioco”, una proiezione della fantasia che travalica ogni organizzazione terrena; si potrebbe addirittura azzardare l’ipotesi che il fenomeno Ufo, a detta di Jung, rappresenterebbe la risposta dell’uomo di fronte ad una minaccia sempre più pressante, quella del mondo moderno.
La sua preoccupazione principale non si focalizza sul discernere se gli avvistamenti siano o meno reali, l’attenzione viene invece spostata sull’aspetto psichico della questione; perché questi fenomeni vengono segnalati in maniera sempre più crescente quando l’umanità si sente direttamente minacciata?

Proviamo a capire meglio il pensiero di Jung attraverso la citazione testuale di una sua intervista rilasciata all’APRO (Aerial Phenomena Research Association); da premettere che i suoi studi sul fenomeno erano iniziati già nel 1944 e che l’intervista risale al 1958.
…ho raccolto una grande quantità di osservazioni relative a oggetti volanti non identificati fin dal 1944. I dischi non si comportano secondo le leggi fisiche, ma come se fossero senza peso. Per confermare l'origine extraterrestre di questi fenomeni deve essere necessariamente confermata anche l'esistenza di un loro rapporto con intelligente interplanetarie. Ciò che un tale fatto potrebbe significare per l'umanità non può essere previsto, ma ci metterebbe senza dubbio in posizione di estrema precarietà, quasi delle comunità primitive in conflitto con le culture superiori "
Impossibile quindi negare il fenomeno Ufo, ma di certo possibile provare a darne una spiegazione ben differente e lontana da quella dell’ipotesi extraterrestre; per la prima volta gli Ufo e la psicologia si ritrovano a faccia a faccia, e si tratta di una sfida alla quale non ci si può sottrarre.
A ben riflettere, da sempre, l’Ufologia ha rappresentato un banco di prova per tutte le dottrine scientifiche, un mistero che si vorrebbe mantenere tale ma rispetto al quale è allo stesso tempo impossibile sottrarsi; anche la psicologia non ha resistito a dire la sua, e anche in questo caso, come sempre, lo studio sugli Ufo ha trovato nuove ipotesi di ricerca e spunti di confronto.
Questa ultima affermazione rappresenta, almeno in parte, una delle caratteristiche più affascinanti e nobili di questa ricerca; l’Ufologia riesce ad arricchirsi anche e soprattutto dal confronto con i suoi detrattori, non si tratta di una ricerca statica, fossilizzata, che abbraccia e difende, anche oltre ogni ragionevole dubbio, quelle che ritiene essere delle verità assolute.
In maniera di certo differente da alcune scuole di pensiero, l’Ufologia riesce ad aprirsi alle innovazioni, e dalle innovazioni riesce a trarre nuove idee, a percorrere nuovi sentieri, a sperimentarsi quotidianamente.
Fatta questa breve premessa, è giusto a questo punto chiedersi in che modo la psicologia possa venire incontro agli studi ufologico o, almeno, esserne una valida collaboratrice; per dare una risposta a questo quesito, dobbiamo innanzitutto tenere bene a mente uno dei problemi più spinosi con il quale ogni ricercatore deve confrontarsi.
Coloro che studiano i fenomeni relativi a oggetti volanti non identificati si trovano spesso di fronte ad un insolito dilemma: non avendo quasi mai dati concreti e materiali da valutare (un frammento o altro), bisogna scegliere se abbandonare l’intera indagine oppure basarsi sui rapporti dei testimoni oculari, una fonte di informazioni non sempre affidabile.
Diverso l’approccio dello scienziato che lavora con dati che possono essere replicati e convalidati, che possono essere confermati dai colleghi; d’altra parte la soluzione di rinunciare alle testimonianze è del tutto improponibile, l’unico compromesso rimane quello di entrare nello stato d’animo del testimone.
Tutti i rapporti stilati sugli avvistamenti Ufo si basano, per la maggior parte, sulla percezione di terzi rispetto al fenomeno osservato; è quindi importante stabilire fin dall’inizio che percezione e fenomeno non rappresentano la stessa cosa e non posseggono la medesima valenza.

La percezione è un processo estremamente complesso, che porta il testimone a selezionare, organizzare e interpretare degli stimoli sensoriali rispetto ad un quadro significativo di quanto si trova ad osservare; si tratta quindi di uno stimolo sensoriale che molto spesso compromette i dati osservati.
In tal senso, la percezione di un evento fatta da un testimone, potrebbe facilmente essere differente da quella resa da un secondo testimone dell’evento stesso; come se ciò non bastasse l’interpretazione visiva non è mai spontanea, risente quasi sempre delle convinzioni personali, dello stato animo vissuto in quel preciso istante, della cultura e delle convinzioni religiose.
Gli errori più frequenti nei quali cade spesso il testimone, ovvero quelli che l’ufologo deve essere in grado di intravedere, derivano spesso dalla errata identificazione degli stimoli e da illusioni ottiche: la mente a volte tende a fare brutti scherzi; la luna all'orizzonte appare più grande rispetto a quando è più alta nel cielo, un bastone che galleggia nell’acqua può sembrare piegato, mentre un esperimento condotto nel 1929 ha dimostrato che una piccola sorgente stazionaria di luce, posta in una stanza buia sembrerà muoversi fluttuando nell’aria.
Queste distorsioni percettive vengono vissute dalla maggioranza delle persone, altre invece si presentano come peculiari rispetto ai singoli bisogni psicologici; un classico esempio che rispecchia l’ultimo concetto espresso, esempio tra l’altro abbastanza curioso, è quello illustrato da Jerome Bruner nel 1947: i bambini poveri sono più inclini a sopravvalutare le dimensioni delle monete rispetto ai bambini ricchi.
Una seconda categoria di errori è quella relativa all’errata interpretazione di stimoli come reali; si tratta spesso di risultati che scaturiscono da particolari psicopatologie che affliggono il testimone, quali ad esempio allucinazioni o carattere psicotico.
In tutti questi casi si hanno grossi problemi nel riuscire a distinguere le immagini prodotte dalla realtà esterna e quelle derivanti dalla realtà interna; rimane infine la deliberata falsificazione dell’avvenimento descritto, una eventualità che purtroppo è sempre in agguato nel lavoro del ricercatore sul campo.
Da non sottovalutare il numero dei testimoni che hanno assistito al fenomeno; più il numero è alto, più le possibilità di una isteria collettiva potrebbe essere reale: la possibilità di contagio isterico deve essere sempre tenuta in considerazione nella valutazione di alcuni rapporti relativi ad avvistamenti UFO.
Un colloquio psichiatrico dovrebbe far parte della routine relativa alla valutazione degli osservatori, proprio per questo molto spesso, insieme ai soliti questionari di routine, dovrebbe essere presente anche un breve test psicologico.
In questo contesto si inserisce anche il problema dell’ipnosi, spesso portata come prova di credibilità di un testimone; in realtà questa tecnica si rivela molto utile soltanto come fonte di informazione, ma non dimostra in alcun modo se il soggetto sta mentendo o meno.
Classico esempio sono le persone che non riescono a distinguere la realtà dalla fantasia; questi soggetti, posti sotto ipnosi, “riveleranno” particolari che per loro sono reali ma che non hanno alcuna attinenza con la realtà oggettiva; la pratica di chiedere al paziente di ricordare solo gli eventi reali ridurrà ma non eliminerà l’elemento fantasia.

Cosa dire in conclusione rispetto a quanto appena esposto?
Non si può negare che molto spesso il testimone vede ciò che vuol vedere, che spesso costruisca di sana pianta una situazione visiva, oppure che esistano degli avvistamenti che sono in realtà frutto della fantasia di una mente instabile o inconsce proiezioni di celate paure.
Questi argomenti non possono però dipingere l’Ufologia e, in particolare, le ricerche condotte sul campo, come inutili perdite di tempo; si tratta di sfide conosciute e quotidianamente accettate da tutti coloro che dedicano tempo e fatica a questa attività, sfide che arricchiscono il bagaglio culturale dell’ufologo e rendono l’ufologia stessa un immenso crocevia di applicazioni scientifiche, rendendo sempre più fragile quella ormai vecchia idea che la vorrebbe come una pseudoscienza.

Fonti

New York Herald Tribune

Mark W. Rhine, “Psychological Aspects of UFO Reports”.

martedì 15 marzo 2011

Elenin: la cometa della discordia.

Febbraio 2011: durante il noto show radiofonico condotto da Alex Jones su Infowars (The Alex Jones Show), arriva la chiamata di una misteriosa donna che si qualifica come una ex dipendente della Casa Bianca; le sue rivelazioni sono abbastanza inquietanti, ma il conduttore, una volta chiusa la comunicazione, annuncia uno spot pubblicitario e, riprendendo la trasmissione, non accenna minimamente a quanto accaduto poco prima.
Quali erano le rivelazioni fatte dalla misteriosa ascoltatrice?
Si affermava in pratica che la cometa Elenin, così ribattezzata dal nome del suo scopritore, Leonard Elenin, starebbe per provocare catastrofi apocalittiche sulla Terra; si aggiungeva infine che il 15 marzo ci sarebbe stato un improvviso spostamento dei poli.
Inutile dire che oggi è il 15 marzo e nulla sembra essere avvenuto; nonostante questo l’intera vicenda merita un maggior approfondimento.
L’intera rete si è mobilitata a caccia di notizie su Elenin, quella che doveva essere una pura e semplice ricerca per aver modo di confrontare i fatti è diventata una vera e propria speculazione nella quale, a piene mani, i siti e i blog che vivono di catastrofi più o meno annunciate, hanno abbondantemente attinto.
Bisogna certo ammettere che, di contro, la scienza ufficiale è rimasta quasi del tutto assente in merito al dibattito, e che alcune informazioni provenienti dalla Russia, dall’America e dal Messico, non hanno fatto che incrementare l’alone di mistero sulla vicenda.
Si è ripreso il discorso degli strani movimenti dell’ente americano preposto alla sicurezza nazionale, dei rifugi costruiti in tutta fretta in Messico e di quelli che starebbero per essere costruiti in Russia.
Cerchiamo di capire meglio cosa sta accadendo: in primo luogo il discorso che riguarda la FEMA, al quale avevo accennato in un precedente post, è direttamente riconducibile all’allarme suscitato dalla possibilità (confermata da molti scienziati) di un risveglio dell’antico vulcano che si trova nascosto sotto il parco di Yellowstone, quindi nessun riferimento alla cometa Elenin.
Per quanto riguarda i rifugi messicani e russi: quale utilità potrebbero avere dei rifugi nati per ospitare un determinato numero di persone quando la loro ubicazione viene resa pubblica a tutti? In un momento di pericolo conclamato verrebbero subito presi di mira dalla folla impaurita.
Veniamo adesso a Elenin, la cometa della discordia.
Per adesso, oltre a tutte le teorie catastrofiche esposte in rete, sembra non ci sia molto di concreto da dire; è ancora troppo presto per prevedere con precisione il suo futuro percorso, la sua orbita potrebbe essere instabile e, sicuramente, si porterà dietro una notevole quantità di materiale, una scia attraverso la quale dovrà quasi necessariamente passare il nostro pianeta.
A questo punto è opportuno stabilire quali siano i dati reali e quali quelli in mano ai catastrofisti.
Iniziamo subito con il dire che, inizialmente, i vari siti e blog che hanno diffuso la notizia ignoravano del tutto l’esistenza di Leonard Elenin, insistendo sul fatto che Elenin fosse in realtà l’acronimo di “Extinction Level Event Nibiru Is Near”, cosa che già ci lascia intravedere quale sia la veridicità delle seguenti affermazioni.
Quali sono le notizie certe?
Iniziamo subito con il dire che le comete, una composizione di polvere organica, silicati e ghiaccio, non posseggono un loro intrinseco campo magnetico, l’unico reale pericolo è un loro impatto fisico sulla Terra.
Elenin si trova attualmente tra Giove e Marte e passerà dal nostro pianeta a una distanza paragonabile a circa 100 volte quella che ci separa dalla Luna, ovvero sarà lontana da noi circa 34.000.000 di chilometri.
L’unica cosa che potrebbe alterare questi dati sarebbe l’influenza gravitazionale di alcuni pianeti, quali Urano, Giove, Saturno e Nettuno, ma anche in questo caso il rischio di impatto sarebbe nullo.
Cosa accadrà dunque?
Semplicemente il fatto che Elenin ci passerà vicino come fanno d’altra parte centinaia di comete; sarà comunque visibile a occhio nudo, ma anche questo è in forse poiché dipende da quanto sarà luminosa.
L’unica consapevolezza rimane quella dell’enorme scia di detriti; il passaggio del nostro pianeta dentro la scia avverrà intorno al 6 novembre 2011 o successivamente, ma anche in questo caso le teorie catastrofiche hanno poco da dimostrare.
La Terra non è nuova a questo tipo di esperienze, molto spesso è passata attraverso scie di detriti lasciati dalle comete, eppure nessun dato apocalittico è rintracciabile rispetto a tali avvenimenti.
Forse le vere minacce per il nostro amato pianeta sono molto più occulte, forse non provengono dallo spazio ma sono già qui, forse una buona dose di catastrofismo serve proprio ad esorcizzare il nostro timore di dover prima o poi prendere atto che la vera minaccia, a volte, siamo proprio noi.
Fonti: New Science UfoForum.it
Credit Foto: http://www.amication.de/Bernhards_Comet_Project/c2010x1_20110226.htm


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giovedì 10 marzo 2011

Ufo e apparizioni mariane


La fede è un moto dell’anima, un sentimento strettamente personale che nasce spontaneamente dentro ognuno di noi, si esprime sotto diverse forme e percorre strade note soltanto al nostro bisogno di spiritualità; non ha nulla a che vedere con le istituzioni fisiche che si erigono come sue manifestazioni visibili su questa terra, esse sono degli uomini, fatte dagli uomini e da loro gestite.
Precisati questi concetti non ci si stupisca leggendo il titolo di questo post, qui non si dibattono i temi della fede, bensì alcune osservazioni fatte in merito ai fenomeni delle apparizioni Mariane e a una loro possibile connessione con alcune manifestazioni tipiche in ambito ufologico.
Tutto quello che verrà discusso, comprese le opinioni, i dubbi e le risultanze tratte da alcune statistiche, non vuole necessariamente inserirsi nell’eterno dibattito tra fede e razionalismo.
Negli anni che vanno dal 1830 al 1989 si sono registrato ben 165 fenomeni di apparizioni Mariane, con dei picchi significativi in alcuni periodi, e più esattamente: 7 apparizioni nel 1933, 11 nel 1947, 8 nel 1948, 6 nel 1949.
Tutti questi fenomeni, alcuni ampiamente accettati dalla Chiesa Cattolica, altri ancora in discussione, altri ancora tollerati ma non acclamati come verità di fede, hanno interessato diverse località del mondo, geograficamente lontane tra loro e sostanzialmente differenti per cultura, credenza e stato politico.
Si tratta di sicuro di eventi ampiamente documentabili, vista anche l’enorme quantità di testimoni, ma quasi tutti trattati quasi sempre dal punto di vista religioso.
Questo “senso unico”, dettato ovviamente dal fatto che le apparizioni Mariane, proprio per lo stesso nome che portano, sembrano essere materia esclusiva della Chiesa, ha portato a distogliere lo sguardo da tutta una serie di fatti, circostanze e coincidenze che potrebbero fornire una ben diversa spiegazione del fenomeno, o almeno, di parte di essi. Questo articolo si occupa proprio del lato meno propagandato delle Apparizioni e, lontano dal volersi schierare dietro una sorta di scetticismo fideistico, tenta di fornire un diverso strumento di verifica rispetto ai fatti accaduti.
Paragonare le apparizioni Mariane ai fenomeni UFO potrebbe apparire a molti come un vero e proprio sacrilegio, ma come dicevamo in apertura la fede e la ricerca sono due “materie” molto differenti tra loro, che non necessariamente vanno in contrasto; forti di questo pensiero proviamo quindi ad analizzare e comparare alcuni fenomeni che sicuramente vanno oltre la pura coincidenza e lasciano spazio a diverse congetture.
La maggior parte dei “beneficiari” di queste apparizioni sono dei bambini, stessa tipologia di testimoni diretti è riscontrabile nei casi di incontri ravvicinati con entità aliene, in particolare in molti casi di abduction.
I messaggi rilasciati durante le apparizioni Mariane trattano in modo particolare di imminenti catastrofi e contengono severi ammonimenti e ancor più severi precetti.
Una situazione analoga è riscontrabile nelle testimonianze dei contattati, dove si parla di messaggi che non debbono essere rilevati o che possono esserlo soltanto in parte, dove le rivelazioni sono spesso annunci di imminenti catastrofi, evitabili a patto che l’uomo si penta e freni la propria degenerazione morale.
Le modalità di apparizione non si allontanano molto dalle strane somiglianze fin qui riscontrate; una delle coincidenze più interessanti è data dalla costante presenza di nuvole in entrambi i fenomeni: la Vergine si presenta sopra una nuvola o avvolta in essa, ma anche durante gli avvistamenti si riferisce di oggetti nascosti o improvvisamente sbucati dalle nubi, accompagnati da sibili e ronzii che allo stesso modo vengono riferiti durante le apparizioni Mariane.
Uno di questi casi, confortato dalle testimonianze di centinaia di persone, è avvenuto a Fatima, dove molti asserirono che l’apparizione della Vergine era preceduta da una sorta di esplosione, e lo stesso accadeva quando la figura spariva; analogamente moltissimi testimoni di avvistamenti UFO riferiscono di strane esplosioni che precedono o chiudono l’avvistamento stesso.
Molti fedeli presenti sui luoghi del miracolo hanno descritto la loro esperienza visiva con questi termini: “…una nave molto luminosa…”, oppure: “…un disco interamente circondato da una luce abbagliante…”; descrizioni tipiche di avvistamenti UFO a distanze molto ravvicinate.
Ci troviamo quindi in presenza di avvenimenti che trovano ampia disponibilità di interpretazione in entrambi i sensi e la comparazione delle ricerche effettuate da due studiosi portoghesi, entrambi con scopi diversi e ignari del lavoro che stava svolgendo l’altra persona, lascia perplessi quando viene evidenziato che nello stesso periodo, sia il grafico degli avvistamenti UFO che quello delle apparizioni Mariane, riportano un andamento dei fenomeni pressoché coincidente.
Riassumendo le informazioni relative a questi fenomeni e alla loro comparazione con la casistica UFO avremo:

Apparizioni circondate da un alone di luce tale da impedire la corretta visuale di quanto accade realmente.

Luminosità intensa accompagnata da fenomeni uditivi quali suoni, rumori e ronzii.

Testimoni che presentano un forte stato di alterazione emozionale, paura e senso di pace fusi insieme che spesso portano ad un cambiamento radicale della personalità e della propria linea di pensiero.

Apparizioni che si verificano mentre il testimone si trova da solo, lontano da centri abitati e in stato di rilassamento o comunque in atteggiamento di normale quotidianità.


Su una scala temporale, le apparizioni di breve durata non sembrano lasciare alcuna traccia sul testimone, mentre quelle più lunghe o che si protraggono nel tempo ne alterano spesso i comportamenti.
Chiunque si interessi di Ufologia non avrà problemi a riconoscere i tratti tipici di un incontro con entità o mezzi alieni nelle casistiche appena esposte.
E’ possibile che forme di vita differenti dalla nostra si mostrino sotto l’apparente aspetto di apparizioni Mariane? Prendendo spunto da questo quesito e cercando di ragionare come probabile entità in cerca di un contatto con una civiltà diversa dalla propria e magari non pronta ad un tale evento, sarebbe logico pensare che l’unico modo per mostrarsi senza effetti collaterali sarebbe quello di usare una immagine visiva già nota e accettata. Questo presupposto è valido in entrambi i sensi, risulta infatti per un testimone molto più semplice attribuire l’oggetto della sua visione a qualcosa di trascendentale ma già noto come l’immagine della Vergine, che non ad una sconosciuta entità che desterebbe paura e timore.
Tralasciando un ipotetico campo di studio che coinvolgerebbe una analisi psicologica dei testimoni stessi, le coincidenze tra apparizioni e avvistamenti risultano essere troppe anche per fare un discorso di casualità e non sarebbe da scartare una componente diversa dal tema religioso.

Abbiamo accennato al fatto che esiste un gran numero documentato di apparizioni, certo si tratta di una quantità che non abbraccia completamente il fenomeno ma che si limita a ricordare gli avvenimenti più conosciuti, più eclatanti o, comunque, quelli che sono stati oggetto di studio e divulgazione anche da parte della chiesa cattolica.
Statisticamente, sottraendo il numero di testimonianze ritenute false o comunque frutto di menti agitate e visionarie, gli avvistamenti UFO e le apparizioni sarebbero quasi equivalenti da un punto di vista numerico; lo stesso discorso vale per le indagini svolte in entrambe le situazioni.
Il fenomeno dell’insabbiamento delle prove, sia esso materiale che devoluto ad una cosciente cattiva informazione, non risparmia neanche il mondo delle apparizioni Mariane; non dimentichiamo che difficilmente la Chiesa ha dato credito ai presunti testimoni, molte dure inchieste sono state portate avanti nei loro confronti, senza lesinare a volte anche una certa durezza nei modi.
Nonostante le apparizioni Mariane, come già detto, abbiano il maggior numero di testimoni mai incontrato in fenomeni del genere, le notizie trapelate in merito allo svolgimento dei fenomeni sono molto controverse, reticenti e spesso incomplete.
Esaminando le testimonianze rese pubbliche dopo le varie inchieste si nota subito come la descrizione eclatante del fenomeno sia devoluta soltanto ai diretti interessati, i quali non ricordano o non sanno esattamente descrivere cosa realmente hanno visto. I restanti testimoni, spesso nell’ordine di centinaia di persone, fanno tutti scena muta; molti non hanno visto, alcuni non ricordano, altri tacciono. Non esistono prove visive delle apparizioni, solo testimonianze scritte o ricordi strappati quasi a forza a distanza di molti, troppi anni dall’avvenimento.
Soprattutto in merito a questa ultima affermazione, escludendo alcune foto sbiadite di luci più o meno appariscenti e molto più vicine alle riprese UFO di questi ultimi anni, risulta strana l’assenza di materiale fotografico; premesso che sarebbe plausibile in tempi nei quali l’uso della fotografia non esisteva oppure nei casi di apparizioni che si sono risolte in brevissimo tempo, questo atteggiamento è invece inspiegabile quando si era in grado di fotografare e nessuno, stranamente, lo ha fatto.
Il riferimento ai fenomeni accaduti a Fatima risulta ovviamente chiaro; i fatti accaduti in Portogallo richiamarono centinaia di persone, compresi molti esponenti del Vaticano, tutti assistettero al famoso fenomeno del sole, eppure le uniche testimonianze ritraggono persone che osservano sbalordite il cielo; cosa stavano osservando? Perché nessuno fotografò, e si era in grado di farlo, ciò che stava accadendo in alto?
Ma forse la domanda vera e propria dovrebbe essere un’altra, molto più insidiosa e preoccupante: dove sono finite le riprese in video e foto delle apparizioni di Fatima?
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venerdì 4 marzo 2011

GLI UFO DI CARTA: dietro le quinte del primo avvistamento


Un pensiero comune tra tutti coloro che si approcciano alle tematiche ufologiche, è quello che vede la nascita di questa disciplina in relazione all’avvistamento effettuato nel 1947 da Kenneth Arnold.
In realtà il fenomeno era sempre stato sotto gli occhi di tutti, e molti lo avevano sfiorato, se non addirittura usato, a loro insaputa. Questo è il resoconto di quanto accadeva poco prima che Arnold desse il via all’onda mediatica sugli Ufo.

Molto spesso dietro il clamore destato da un grande mistero, oppure da una fortunata intuizione editoriale, si cela la storia di un personaggio che rimane quasi nel buio, una figura che quasi viene sacrificata rispetto all’importanza della notizia.
Questa sorta di “sacrificio” è avvenuto spesso nella storia delle scoperte cosiddette “di confine”, portate avanti dall’intuizione di qualcuno che poi è stato quasi dimenticato, travolto dalla sua stessa creatura.
A volte questi “creatori di miti” sono rimasti nella memoria collettiva, ma ricordati per altri motivi; è quello che, ad esempio, è capitato a Charles Fort, ricordato per le sue accurate documentazioni su tutte quelle strane anomalie che poi presero il suo nome (fenomeni Fortiani), citato per la sua fortunata opera letteraria “Il libro dei Dannati”, ma da tutti ignorato per la sua “inconsapevole” partecipazione all’idea della serie Star Trek!
A qualcuno sembrerà strano questo accoppiamento, eppure, Charles Fort fu proprio colui che coniò e suggerì per la prima volta il termine “Teletrasporto”; coloro se seguirono la prima serie di Star Trek, e coloro che continuano a farlo nelle nuove trasposizioni cinematografiche, sanno benissimo che senza il teletrasporto l’idea della serie televisiva non sarebbe mai stata quella che ricordiamo.
Una sorte quasi simile toccò a Ignatius Donnelly, ricordato come uomo politico americano, ma molto meno come lo scrittore che fece rivivere il mito di Atlantide.
Molti poi non ricordano affatto un certo Ivan T. Sanderson, di professione zoologo, che agli inizi degli anni ’50 riprese la vecchia leggenda indiana di Bigfoot, catalogandone scrupolosamente gli avvistamenti contemporanei e divulgandoli in una serie di articoli a larga diffusione.
Altri ancora non ricorderanno Vincent Gaddis, che durante gli anni ’60 correlò pazientemente tra loro molti dei misteri avvenuti nell’Atlantico, dando vita al famoso Triangolo delle Bermuda portato poi all’attenzione generale da Charles Berlitz.
Questi, e molti altri personaggi, anche se in parte noti a chi si occupa di misteri, hanno vissuto quasi in disparte la crescita e l’espansione delle proprie intuizioni; ma ancora più relegato nell’oblio rimase colui che agì dietro le quinte del primo avvistamento Ufo portato all’attenzione della stampa nazionale.
Si trattava di un uomo di bassa statura, con una evidente gobba, che riuscì a mantenere in vita il fenomeno Ufo anche durante il periodo di massimo disinteresse rispetto all’argomento, che preparò in qualche modo il terreno a Kenneth Arnold, e che trasformò i racconti sui dischi volanti, da un fenomeno passeggero di moda ad un vero e proprio caso: il suo nome era Ray Palmer.

Gli Ufo di carta
Palmer nacque nel 1911, e la sua infanzia non fu certo una delle più felici; le sue malformazioni lo costrinsero a isolarsi, deriso e tenuto alla larga dai coetanei, proprio nel periodo prima dell’avvento della televisione, trovò sicuro rifugio nella narrativa popolare.
Il quel periodo la narrativa su carta (i moderni fumetti), veniva diffusa da riviste abbastanza economiche, stampate con materiale molto spesso scadente; il tutto si incentrava su storie ai limiti del fantastico e dell’irrazionale, parto della fantasia di scrittori pagati un centesimo a parola.
Durante il periodo della grande depressione, gli Anni ’30, Ray Palmer si avvicinò alla fantascienza e fu un amore a prima vista; pian piano la sua passione divenne irrefrenabile, iniziò a scrivere storie proponendole e vendendole con discreto successo; nel 1933 fondò il “Club Giulio Verne”, istituendo un premio annuale per le attività che si sarebbero distinte nel campo della fantascienza.
Sul finire degli Anni ’30, più esattamente nel 1938, la rivista americana Amazing Stories fallì, e venne acquistata dalla casa editrice Ziff-Davis di Chicago; si trattò di un giorno buio per il mondo della fantascienza.
La rivista era stata creata negli Anni ’20 da Hugo Gernsback, inventore, editore e scrittore statunitense, considerato il padre della moderna fantascienza.
Non tutto, comunque, avviene per caso, e l’acquisto di Amazing Stories, pur rappresentando la fine di una attività, sarebbe ben presto diventato l’inizio di una nuova, grande avventura.
William B. Ziff, che acquistò la rivista in fallimento (appena 25.000 copie di venduto), aveva bisogno di qualcuno al quale affidare il controllo editoriale; il candidato ideale doveva avere una buona preparazione rispetto agli argomenti trattati, essere brillante e, magari, essere lui stesso uno scrittore.
La scelta si diresse su un giovane di Milwaukee, nel Winsconsin, le cui storie piacevano molto ai lettori; il suo nome era Ray Palmer.
Il giovane direttore, appena 28 anni, si addossò il non facile compito di dover risollevare le sorti della rivista, ma non per questo si perse d’animo; la prima decisione fu quella di aumentare le pagine a 200 (a volte anche 250), quindi adattò i contenuti ai gusti dei lettori più giovani, infine iniziò a pubblicare tutta una serie di racconti brevi basati su alieni, mostri e giovani ragazze in pericolo.
La scelta editoriale si rivelò fortunata; molte delle storie venivano scritte da Palmer stesso (che in questo modo arrotondava lo stipendio), altre da diversi amici e appassionati del genere.
Malgrado i puristi della fantascienza avversassero la nuova rivista, le vendite salirono notevolmente, e tutto andò a gonfie vele, almeno fino agli inizi degli Anni ’40.

I misteriosi Deros
Il 1940 si affacciava quasi all’orizzonte, Amazing Stories era ormai da anni oggetto di rinnovato interesse da parte dei lettori; Palmer poteva considerarsi un uomo realizzato, ma l’imprevisto stava per bussare alla sua porta.
Il destino, questa volta, si presentò sotto le spoglie di Howard Browne, uno scrittore televisivo già collaboratore della rivista; leggendo la posta pervenuta in redazione, Browne rimase molto colpito da una lettera firmata da un certo Dick Shaver.
L’uomo asseriva di possedere delle importanti rivelazioni riguardo ad una razza aliena di mostri chiamati “Deros”; si trattava di creature che abitavano sotto la superficie della terra, e che rappresentavano un pericolo purtroppo sconosciuto dalla maggior parte degli americani.
La lettera arrivò sul tavolo di Ray Palmer, il quale la lesse e chiese un parere a Browne; il collaboratore liquidò la cosa come un parto della fantasia di uno sconosciuto mitomane, ma Palmer decise di pubblicarla ugualmente.
Ancora una volta l’intuito del giovane direttore si rivelò esatto; ben presto la redazione fu letteralmente sommersa da lettere di persone che confutavano la storia dei Deros, altri ancora si dichiaravano perseguitati da anni da queste misteriose creature.
Per un caso fortuito, Palmer aveva fatto breccia in una fetta di pubblico fino ad allora non identificato; da buon giornalista riprese ancora una volta la lettera e, questa volta, la trasformò in un racconto; il numero di marzo del 1945 di Amazing Stories uscì con il titolo “Ricordo Lemuria” a firma di Richard Shaver; quello che in seguito venne ribattezzato “il mistero Shaver” era appena nato!
Ben presto la storia si diffuse oltre i circoli classici legati al mondo della fantascienza; molti di quelli che, fino a quel momento, non avevano mai acquistato una rivista popolare, si precipitarono nelle edicole, le vendite di Amazing Stories quadruplicarono inaspettatamente.
Alla fine del 1945, la rivista superò le 250.000 copie mensili, i racconti sui Deros si moltiplicarono, e iniziarono ad arrivare in redazione centinaia di lettere che sostenevano la tesi dei mostri alieni, adducendo come prova numerosi avvistamenti di strani oggetti e strani incontri con creature extraterrestri.
A questo punto è facile intuire che Amazing Stories contribuì, e non poco, a sollecitare le paure inconsce di molti americani, ma è anche vero che servì anche a dare voce a tutti coloro che effettivamente avevano visto qualcosa nel cielo ma che, per paura o per timore di essere derisi, preferivano rimanere in silenzio.
Nel 1946 la rivista pubblicò un articolo dal titolo molto allusivo: “Aereo con ali circolari”; tutta la storia era incentrata intorno ad alcuni esperimenti condotti nel 1927, a San Francisco, usando un veivolo di forma circolare.
La copertina della rivista riportò una riproduzione di questo fantomatico aereo, e quasi involontariamente, anticipò il fatidico avvistamento di Kenneth Arnold.

Conclusioni
Questo resoconto è, ovviamente, soltanto un breve racconto degli avvenimenti storici che precedettero il famoso avvistamento del 1947, da tanti considerato come l’inizio della moderna ufologia; si tratta di una cronologia divulgativa che vuole e deve rimanere entro i confini dell’informazione.
Nella fattispecie, questo articolo, è anche un omaggio alla memoria di John A. Keel, scomparso durante il 2009 nell’assoluto silenzio dei media italiani; uno dei più noti ufologi americani, spesso in contrasto con altri ricercatori a causa della sua teorie sulla origine ultraterrestre degli Ufo.
Non si tratta quindi di uno svilimento o di un ridimensionamento dell’evento relativo al 1947, bensì del tentativo di collocare meglio storicamente l’evento stesso; milioni di americani conoscevano già il concetto di Disco Volante, avevano una certa “familiarità” con il tema degli alieni, e tutto questo, di certo, contribuì molto a che la notizia diffusa da Arnold conquistasse rapidamente la stampa mondiale.
Si tratta quindi di un plauso a Ray Palmer, dimenticato protagonista, forse anche involontario, di un evento storico che ancora oggi fa parlare e divide la scienza.


Fonti e approfondimenti

John A. Keel – Creature dell’ignoto – Fanucci

John A. Keel – The Mothman prophecies – Sonzogno

John A. Keel – Operazione cavallo di Troia - Meb

Credit foto John A. Keel: www.boudillion.com
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giovedì 3 marzo 2011

Maya: sulle tracce del tesoro.


Guidati da Joachim Rittsteig, esperto di scrittura maya, un gruppo di scienziati e giornalisti tedeschi è partito, martedì scorso, per una missione in Guatemala, alla ricerca di un tesoro perduto appartenente ai Maya che sarebbe sommerso sotto il Lago Izabal.
Secondo il quotidiano tedesco Bild, che ha sponsorizzato la spedizione, il team sarebbe composto da due reporter, un fotografo, e un subacqueo professionista che si immergerà nelle acque del lago, nel tentativo di trovare otto tonnellate d'oro.
La spedizione è guidata da Joachim Rittsteig, il quale sostiene di aver decifrato il famoso Codice di Dresda, nel quale sarebbero riportate, in uno dei suoi capitoli, informazioni specifiche che condurrebbero ad un tesoro nel lago di Izabal.
"Il Codice di Dresda conduce ad un tesoro di otto tonnellate di oro puro…a pagina 52 si parla della capitale Maya di Atlan, che venne distrutta da un terremoto il 30 ottobre dell'anno 666 a.C. In questa città erano conservati 2.156 barre d’oro sulle quali i Maya avevano registrato le loro leggi…", ha detto Rittsteig, che ha trascorso più di 40 anni a studiare il documento.
Il tesoro, inabissatosi insieme alla città, dovrebbe ancora trovarsi sul fondo del lago di Izabal, nella parte orientale del Guatemala, così come sembrano confermare le immagini radar in possesso di Rittsteig.
Se la ricerca avrà esito positivo verranno alla luce centinaia di tavolette d’oro per un valore stimato intorno ai 211 milioni di euro.
Il Codice di Dresda, redatto nel 1250 d.C. da parte dei sacerdoti Maya, è uno dei quattro documenti principali che ci rimangono di questa antica cultura, ed è stato ospitato, negli ultimi 272 anni, nella Biblioteca di Stato della Sassonia, in Germania Est.
Joachim Rittsteig ha dedicato gran parte della sua vita alla decodifica di questo documento; l’ultimo capitolo è balzato da tempo agli onori della cronaca poiché, a detta di alcuni ricercatori, descriverebbe gli avvenimenti che avranno luogo il 21 dicembre del 2012.

Fonte: Fox News
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mercoledì 2 marzo 2011

X-FILES, forse un terzo film, ma aleggia un mistero.


Gli appassionati della fortunata serie X-Files che hanno avuto modo di consultare il sito TV Mag avranno di certo fatto un balzo di gioia; la giornalista Julia Baudin, infatti, ha scatenato un vero e proprio putiferio riportando questa frase di David Duchovny: “La sceneggiatura di X-Files 3 è attualmente in fase di scrittura, attendiamo soltanto il via libera dalla Fox, un po’ delusa dai risultati ottenuti con il secondo film”.
Inutile stare a raccontare cosa è accaduto in tutti i blog e i siti dedicati alla serie, un copia e incolla mai visto prima in Rete, ma l’entusiasmo dei fans non è durato molto.
Il giorno dopo, la secca smentita dell’agente di Duchovny ha troncato ogni clamore e raffreddato gli animi: “Si è trattato di un errore di traduzione dal francese all’inglese. David non ha mai dichiarato che la sceneggiatura del terzo film sia in lavorazione”.
Cosa è accaduto realmente? Un maldestro errore di traduzione? Una colpevole leggerezza della giornalista nel riportare la notizia?
Per quanto i giochi sembrino ormai chiusi, un mistero continua ad avvolgere questa vicenda, un enigma che sembra invece portare a ben diverse conclusioni.
Julia Baudin è una professionista seria e molto apprezzata, con una lunga carriera alle spalle e tutto l’interesse a vagliare attentamente ogni notizia, come ha sempre fatto, prima di divulgarla; inoltre, lo stesso riferimento ad una errata traduzione, sembra poco credibile visto che non ci si riferisce a poche parole ma ad una intera frase.
A queste stranezze bisogna aggiungere dell’altro: lo sceneggiatore di X-Files, Frank Spotnitz, prontamente intervistato in merito alla vicenda, risulta poco convincente quando afferma: “Non posso né confermare né smentire; vorrei poter dire di più”, mentre Gillian Anderson invece di rispondere si limita a rimandare al blog di Spotnitz.
Nello stesso tempo, la Fox, che avrebbe tutto l’interesse a confermare l’errore di traduzione, lancia invece tramite il suo blog (All Access) un sondaggio dal titolo: Volete vedere un terzo film di X-Files?
Ritorna la domanda iniziale: cosa è accaduto realmente?
L’ipotesi più plausibile rimane quella di una gaffe di Duchovny, che potrebbe essersi lasciato sfuggire una notizia che doveva rimanere ancora segreta, costringendo tutti gli altri a correre disperatamente ai ripari.
Non è comunque certo da scartare l’idea di una trovata pubblicitaria per saggiare gli umori del pubblico e magari “preparare” i fans all’evento.
A questo punto, tutti coloro che hanno amato X-Files, i suoi numerosi episodi e gli ultimi due film, non possono che incrociare le dita e ripetere insieme ai loro due eroi…I Want to believe…

Fonte: bluebook magazine
Credit foto. www.xfiles1.com
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martedì 1 marzo 2011

Operazione Amalantrah: il mistero del Lam


Aleister Crowley, 1875-1947, fu sicuramente il più noto tra gli occultisti del suo tempo; la sua influenza sul pensiero magico contemporaneo è ancora palpabile, nonostante su di lui si sia scritto di tutto, spesso adulterando la verità o piegandola a semplici scopi commerciali; sarebbe interessante riprendere questa figura in studi successivi, ma la parte della sua vita che più ci interessa in questo momento si riferisce esattamente al periodo tra gennaio e marzo del 1918.
Proprio in questo periodo, Crowley, si dedica a quella che sarà in seguito conosciuta come “Operazione Amalantrah”, ovvero dei lavori magico rituali che si svolgono in alcune camere arredate in Central Park West, a New York City.
Lo scopo principale di queste operazioni è quello di avviare dei contatti, tramite la Magia Cerimoniale e le pratiche di Magia Sessuale, con intelligenze esterne al nostro mondo; il contatto vero e proprio viene affidato alle visioni di una medium e la buona riuscita dei lavori sarà sancita dalle comunicazioni ottenute.
Attraverso il Rituale, viene creato un Portale Magico, ovvero uno spazio nel tessuto dello spazio tempo entro il quale avverranno le manifestazioni; i risultati non tardarono ad arrivare e l’entità che si presenta viene chiamata Lam.
Questa figura, ancora oggi avvolta nel più fitto mistero, è stranamente molto simile a quella razza di extraterrestri meglio nota come Grigi, e questa spiccata somiglianza non è certo una coincidenza fortuita.
Non abbiamo alcun commento diretto da parte del grande occultista inglese riguardo ai fatti appena narrati; sappiamo che creature molto simili al Lam vennero segnalate ripetutamente per tutto il 1980 nella Hudson Valley.
Sempre nel 1980, Ann Direnger, riuscì a disegnare una sorta di identikit della creatura segnalata, basandosi sul resoconto degli innumerevoli testimoni; la somiglianza con il Lam non lascia alcun dubbio e la convinzione che Crowley abbia trovato un metodo “alternativo” per contattare creature o presenze aliene, ne esce sempre più rafforzata.
Dopo il famoso “esperimento” condotto da Crowley, quello che può considerarsi come un vero e proprio culto di Lam non rimase un caso isolato; Michael Bertiaux riuscì ad evocarlo nel 1960 e dieci anni dopo, un gruppo O.T.O. (Ordo Templis Orientis), replico con successo la stessa esperienza.
Dopo questi successi, gli interessi dei circoli occulti, in special modo di quelli appartenenti o direttamente ispirati dall’O.T.O., presero in grande considerazione questo metodo di ricerca; Kenneth Grant, riconosciuto come il successore di Crowley, formalizzò definitivamente il Culto di Lam, riconoscendo a questa entità natura aliena.
Ma cosa è esattamente il Lam?
Sulla scorta dei Rituali messi a punto dall’O.T.O., il Lam, più che una singola entità, sembra appartenere ad una vera e propria classe di creature; non si tratterebbe quindi di un singolo essere ma della sua specie o condizione.
Da questo punto di vista il Lam rappresenta la conoscenza, così come notoriamente viene attribuita ai misteriosi piloti degli Ufo una tecnologia altamente avanzata; nel caso di Crowley questa evoluzione è frutto di una evoluzione umana, iniziata su questo pianeta e completata in altri mondi, quelli di origine del Lam stesso.
E’ opinione comune tra i moderni occultisti, che i lavori portati avanti da Crowley abbiano seguito un percorso già prestabilito, e che gli effetti dell’Operazione Amalantrah siano ancora oggi attivi e, forse, responsabili di molti dei contatti Ufo avvenuti fino ai nostri giorni.
Malgrado queste teorie possano, in qualche modo, spiegare alcuni dei fenomeni direttamente connessi all’ufologia moderna, mancano ad oggi prove certe a sostegno; ipotizzare che Crowley abbia aperto, in modo permanente, una sorta di “Stargate” energetico, facilitando il contatto con creature esterne al nostro mondo potrebbe infatti apparire vagamente fantascientifico, ma non tutti la pensano così.
Lo scienziato Jack Parsons creò un vero e proprio laboratorio al fine di ampliare il portale aperto da Crowley; anche associazioni come Dianetics e Scientology abbracciarono questa teoria, e Ron Hubbard fondò un vero e proprio gruppo di lavoro, in attesa che si risvegliasse la coscienza magica negli uomini.
Tutti questi avvenimenti accaddero intorno al 1945, mentre l’esplosione vera e propria del fenomeno Ufo risale al 24 giugno del 1947; questi “successori” dell’opera di Crowley riuscirono nel loro intento? E se questo avvenne, furono altrettanto abili nel chiudere quel famoso portale?
I Grigi sono un fenomeno nato in primo luogo in America, ovvero nello stesso posto dove Crowley condusse il proprio esperimento e nel quale Parsons e Hubbard continuarono nei tentativi di aprire il Portale creato con Amalantrah; anche questa una coincidenza?
Tutto farebbe pensare che l’arrivo degli Ufo nella cultura americana possa essere stato in qualche modo agevolato dalle operazioni condotte da Crowley, e in seguito dai suoi discepoli; questa teoria spiegherebbe anche molte manifestazioni studiate come casi ufologici ma strettamente connesse alla sfera del metafisico o del paranormale, quale ad esempio il famoso caso del Mothman.
Altro elemento in comune tra gli esperimenti magici e le testimonianze di avvistamenti o contatti è facilmente riscontrabile esaminando il rituale di evocazione di Lam.
Sulla scorta delle informazioni fornite da Kenneth Grant, per l’evocazione si inizia a meditare osservando gli occhi del ritratto raffigurante la misteriosa creatura; quasi subito si avverte una immediata sensazione di leggerezza, di assenza di peso, quindi l’impressione di cadere, come risucchiati da un gigantesco vortice.
Tutte queste informazioni suoneranno certo familiari a chiunque abbia qualche nozione di ufologia; si tratta infatti delle stesse sensazioni descritte dai testimoni che hanno avuto dei contatti con i Grigi.
Forse non dovremmo stupirci più di tanto rispetto a quanto è stato esposto in questo capitolo; forse questo campo è stato poco battuto perché si è voluto a tutti i costi tentare di dimostrare una verità attraverso la tecnologia e la scienza, dimenticando che forse il mezzo più semplice e la prova tanto ricercata da tempo era l’uomo stesso, la sua parte interna assopita, unico vero tramite tra la forma animata e i suoi creatori.


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